Altro che alfieri della green economy e baluardo contro le mafie!
C’è uno scandalo in Toscana che coinvolge anche i vertici del Partito Democratico di cui i media di servizio si sono occupati pochissimo.
Si tratta di un’indagine sullo smaltimento dei rifiuti e dei fanghi industriali che ha travolto le concerie di Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa. Circa un mese fa prese il via una grossa operazione, coordinata dai Carabinieri, che ha portato a 23 arresti, relativa a tre indagini connesse tra loro in materia di inquinamento ambientale, estorsione ed illecita concorrenza e narcotraffico internazionale. Dalle indagini, da cui è emerso anche il coinvolgimento della ‘Ndrangheta, risulterebbero state smaltite abusivamente circa 8000 tonnellate di rifiuti contaminati derivanti dagli scarti delle concerie, persino mescolati al bitume utilizzato per asfaltare le strade.
Nelle indagini è stata coinvolta anche la sindaca piddina del comune pisano Giulia Deidda, definita “grande regista di tutta la faccenda”, la quale si è sempre rifiutata di commentare l’inchiesta che la vede indagata con l’ accusa di associazione a delinquere per presunti reati di traffico di rifiuti e inquinamento relativi allo smaltimento di scarti tossici interrati illegalmente.
Fa finta di nulla anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che, nel merito, parla di un’industria sana aggredita dalla ‘Ndrangheta.
“Ma ignora il fatto – come ha scritto Fabrizio Boschi su Il Giornale – che la ‘Ndrangheta è stata solo l’esecutore materiale; il mandante è l’industria toscana. E il Pd è rimasto lì, a fare il palo”. Infatti il capo di gabinetto di Giani, Ledo Gori, è accusato di aver favorito i conciari in cambio di pressioni su Giani per riconfermarlo e, secondo i magistrati, sarebbe stato il collegamento tra il sistema criminale gestito dagli imprenditori del comparto conciario in odore di mafia e la politica.
Sono diversi i comuni toscani, non solo in provincia di Pisa, che sarebbero stati coinvolti nello smaltimento illegale. Una sporca faccenda che dura da almeno vent’anni, tanto che adesso i cittadini delle aree coinvolte hanno paura di avvelenarsi consumando verdure e ortaggi coltivati nelle loro campagne e stanno rinunciando ad usare l’acqua per cucinare o lavarsi. I rischi per la salute umana hanno spinto la Regione Toscana ad allargare i controlli delle acque all’interno dei pozzi a uso domestico in tutte le zone potenzialmente contaminate da materiali nocivi. Segno che la faccenda è seria davvero.
Mentre Letta e i giornaloni nazionali continuano a tacere.