“Ho voluto costruire tutto il racconto su un equilibrio impossibile che però rende tutto più reale, perché volevo che in mezzo a quel caos di violenza e malvagità si nascondesse un distillato di riscatto, di crescita, di speranza. La giovane Rika forse risponde alle domande che ci poniamo tutti prima o poi, ma paradossalmente lo fa attraverso l’azione: quanto costa allora difendere la propria essenza più intima, la propria identità, cosa può implicare la scelta di non rinunciare più alla propria libertà, di restare fedeli a noi stessi, di non scendere a compromessi? Per questo la storia di Rika andava raccontata come una vera e propria battaglia, perché è piccola come una ragazzina, ma è epica come una vittoria.”
Così Mario Vattani racconta il suo ultimo romanzo, Rika. Un libro, pubblicato da Idrovolante, con cui si ritorna alle atmosfere cupe, al ritmo incalzante e ai momenti visionari e cinematogra ci che avevano già caratterizzato i precedenti romanzi del diplomatico italiano esperto di Giappone.
Rika è un libro sul coraggio, sulla determinazione a resistere a tutti i costi, con protagonista una diciassettenne di Tokyo e la sua terribile avventura in Italia, a Roma. Il racconto è basato su un episodio di cronaca realmente accaduto nella nostra capitale nel 2011, a una giovanissima turista giapponese.
“A quei tempi – spiega Vattani – ero a Roma, lavoravo al Campidoglio come consigliere diplomatico del sindaco. Quindi mi capitava di occuparmi anche delle questioni che riguardavano gli stranieri a Roma. La storia di quella ragazzina che non voleva arrendersi, il contrasto tra la sua apparente fragilità e la sua scelta di lottare come un leone mi aveva colpito come un pugno nello stomaco. Per molti anni ho voluto raccontarla”.
Lo stile di Vattani è rapido, avvincente, tra una pagina e l’altra non manca l’ironia. Il testo scorre veloce, scritto al presente, in prima persona, al femminile. Le immagini si mescolano ai ricordi, trascinando il lettore in una corsa implacabile, dove i momenti più commoventi si alternano con scene di azione degne di una pellicola di Quentin Tarantino.
Nel libro conosciamo Rika a Tokyo, poi la seguiamo durante il suo viaggio, e presto ci troviamo a decifrare il suo modo di vedere l’Italia, Roma, noi italiani.
“Ho voluto presentare un Giappone molto diverso da quello che piace a tutti” precisa Vattani “e infatti questo non è il Giappone amabile e cortese, quel paradiso sorridente, costellato di piatti deliziosi e pupazzetti. La Tokyo di Rika è quella che nessun turista andrebbe mai a visitare, è un labirinto di incroci sullo sfondo di grigi palazzoni, un groviglio a tratti miserabile e cattivo, fatto di regole e di doveri, di pressione sociale, di soprusi e anche di ribellione. Ma allo stesso tempo, anche l’Italia in cui Rika vive la sua avventura ci appare irriconoscibile. Non è Roma come noi amiamo vederla o raccontarla, non ha nulla di simpatico, di leggero, di accogliente. La sua bellezza è come un ricordo distante, irraggiungibile, è sciatta, sfigurata”.
Non è un caso che l’incipit di un romanzo che ci parla con la voce di una diciassettenne di Tokyo sia preceduto da una citazione dell’Hagakure, il famoso ‘libro dei samurai’ composto nel ‘600 da Yamamoto Tsunetomo:
“Il coraggio e la vigliaccheria non sono argomenti da discutere in tempo di pace. Appartengono ad un’altra natura.”