Nei giorni scorsi un Tg ha dedicato un breve spazio alla crisi del settore della pesca italiana. Ed in una intervista si sosteneva che i pescatori – in questo caso toscani – erano costretti a svendere la merce, “quasi a regalarla”, poiché i ristoranti erano in gran parte chiusi. È evidente che il terrorismo mediatico sul Covid ha creato difficoltà a tutti. È vero che sono venuti a mancare gli ordini dei ristoranti. Ma cosa hanno fatto i pescatori per affrontare la situazione?
Possibile che l’unica soluzione sia la svendita del pescato quando, in tutta Italia, il prezzo di pesci, crostacei e molluschi non ha subito la benché minima contrazione?

Indubbiamente l’intero settore agroalimentare italiano è penalizzato non solo dalla grande distribuzione organizzata che impone i prezzi, ma anche dalla logistica, dalla distruzione capillare. Negli anni scorsi alcune inchieste avevano evidenziato come le mele del Saluzzese (Cuneo) moltiplicassero per 3/4 volte il prezzo passando dall’agricoltore al negozio di Cuneo, a pochi km di distanza. Mentre aumentavano di 1/2 volte passando dal Saluzzese ai negozi tedeschi.
Chi impedisce ai pescatori di organizzarsi per il trasporto e la vendita del pesce nelle grandi città dove il consumo è elevato? A prezzi che tengano conto del lavoro, dei costi di trasporto e di vendita e che, nel complesso, possono essere inferiori rispetto a quelli dei normali negozi?
Magari evitando quelle speculazioni un po’ idiote che hanno frenato lo sviluppo dei gruppi di acquisto in altri settori. Partiti beni e poi arenati perché i prodotti a km zero finivano per costare di più rispetto a quelli, con la medesima origine, acquistati in negozi tradizionali o supermercati. Si tagliavano alcuni passaggi, si riducevano le spese vive, ma si pretendeva di far pagare cifre più alte per aumentare i guadagni. Con il risultato di ridurre i clienti.
Altre iniziative proseguono, come quelle di Campagna Amica. Dunque non sarebbe impossibile coinvolgere anche i pescatori, soprattutto considerando che anche quando sarà finito il terrorismo sul Covid resterà l’abitudine agli acquisti online.
Servirà magari un sostegno finanziario iniziale, ma sarebbe un modo intelligente di utilizzo dei fondi europei invece di destinarli alle boldrinate. Però occorre che anche gli operatori del settore provino ad immaginare il proprio futuro invece di limitarsi alle lamentele in tv.