C’era una volta la Padania. Obiettivo di un indipendentismo che da tempo è stato archiviato dalla Lega, ma anche nome di un quotidiano e di una radio. Al giornale, cartaceo, la Lega ha colpevolmente rinunciato da anni. Ma ora, online, è ricomparsa La Nuova Padania diretta da Stefania Piazzo.
Il nuovo quotidiano, pur affermando di non voler copiare l’esperienza della primigenia Padania, appare comunque espressione di quella frangia leghista antisalviniana. I vecchi bossiani ed i loro eredi, insomma. Insofferenti nei confronti di una politica “italiana” che ha finito per mettere in un cassetto le rivendicazioni del Nord.
Un ritorno alle origini che è favorito dalla serie di errori commessi da Salvini a partire dalla scorsa estate. Con conseguente calo dei consensi, secondo le analisi degli istituti che si occupano di sondaggi. Non di realtà si tratta, dunque, ma di sondaggi estremamente aleatori.
Ciò non toglie, tuttavia, che il malcontento degli elettori leghisti, vecchi e nuovi, stia diventando sempre più evidente. E non solo per la pessima gestione dell’emergenza virus in Lombardia e Piemonte, con conseguente invidia per i veneti guidati da Zaia. Ma anche e soprattutto per l’inadeguatezza di una opposizione debolissima a Roma ed inefficiente nei rapporti tra Regioni e governo centrale. Senza dimenticare le nomine imbarazzanti a livello locale.
Una serie di comportamenti che facilita la nascita di un dissenso che potrebbe andare a coagularsi intorno ad iniziative come quella della Nuova Padania. Anche se poi resta sempre da risolvere il problema della rappresentanza politica. Non si può certo pensare di ripresentare qualche esponente della famiglia Bossi o di recuperare Maroni.
Dunque per il momento resta solo la sana provocazione giornalistica. Che fa bene alla politica, benché i politici non siano mai in grado di comprenderlo, a destra come a sinistra. Il dissenso è sempre una brutta Bestia per chi ha paura delle idee. Ma la Bestia si ribella, si diffonde, trasversalmente. Il ritorno dell’Avanti! in formato cartaceo, il cambiamento di linea editoriale a Repubblica ed il tentativo di De Benedetti di farsi un nuovo quotidiano alternativo, sono tutti sintomi di un malessere che vuole esprimersi.