“Che palle!” la voce di un coatto cupo, tatuato e rasato, esplode come una frustata. E la mascherina, cui si adatta a fatica, fa da cassa di risonanza…
Che palle cosa? Chiedo severo. O fingendomi tale.
Le tragedie dell’Alfieri?
Lo guardo. E in fondo in fondo… Beh, l’Alfieri è certo grande poeta. E fu grande uomo. Ma quei pistolotti retorici sulla Tirannide e la Libertà… insomma, potrei capire…. Ma lui mi smentisce subito…
“Ma no prof. Mica c’entra quello che sta a spiegare lei… pensavo ad altro…” e ti pareva. Sarebbe stato pretendere troppo. Sarebbe stato quasi un embrione di giudizio critico…
E a che ti riferivi allora?

“A sti giorni… A sto Carnevale che… nun ce sta… Niente feste. Niente bevute. Niente casino, insomma…” in parecchi annuiscono. E non solo i coatti. Gli occhi sono velati di tristezza. Ci ho fatto l’abitudine ormai… Poi, un altro…
“A Rio però er Carnevale lo fanno…” la battuta, melanconica più che rabbiosa, accende l’interesse.
“Rioooo! Voglio andare a Rio! Là ballano tutte nude e ce danno come ricci…” il Boro, quasi inutile precisarlo.
“Porci – mormora la biondina – non pensano ad altro…”
Intanto il Boro si è alzato. E, seguito da una squadra di coatti, sta inscenando una sorta di balletto. A metà tra il carioca ed una grottesca danza del ventre…
Meglio intervenire. Sono senza mascherina tutti. E quanto ai distanziamenti… Dovesse entrare quella collega che di mascherine ne porta tre… le urla di terrore si sentirebbero sino a Palazzo Chigi…
Guardate che il Carnevale di Rio non è soltanto fare casino. È ben altro. E per altro anche lì sembra che sia stato sospeso…
“Eh ma i brasiliani mica se faranno fermare dar Covid…” intanto la scena si è ricomposta. Sono seduti. Ascoltano.
Forse hai ragione. È una festa popolare troppo sentita. Ed uno sfogo necessario per la gente delle favelas e dei quartieri, chiamiamoli così, più degradati. La attendono e la sognano tutto l’anno. Vietarla potrebbe portare problemi. Grossi davvero… A tutti i livelli.
“Quindi prof. è questo. Uno sfogo delle tensioni. Un deterrente necessario per evitare tensioni sociali…” questo è il nerd della classe, come dicono gli altri. Quello che studia. E parla forbito. Un marziano a Roma… Sorrido.

Sì lo è. Come un po’ tutti i Carnevali. E in generale tutte le feste popolari con caratteristiche orgiastiche…
” E daje con l’orgia!” con un gesto riesco a bloccare il Boro che vorrebbe riprendere la festa… Ma che diavolo m’è saltato in mente di dire… Cosa fatta capo ha.. Mi tocca continuare…
Vedete, il Carnevale di Rio iniziò nell’Ottocento nei palazzi borghesi, per imitazione delle feste di Parigi. Ma presto se ne impossessarono i quartieri popolari. Che cominciarono ad organizzare le famose sfilate. A suon di musica e balli. E i brasiliani sono un popolo molto composito. E misto… Africani, asiatici, indios , tedeschi, italiani e chi più c’è ne ha più ce ne metta. Un miscuglio di razze (oddio ho usato il termine razza! Rischio la lapidazione…) più che altro mulatti…
“E le mulatte so’ bone forte, professo’…”
Beh sì. Sono… notevoli. (risate e ammiccamenti) comunque l’elemento culturale prevalente è stato quello africano. Che si esprime, appunto, nelle musiche ritmate e ossessive. E nella danza sfrenata, che porta quasi allo sfinimento. Questo intendevo per festa orgiastica… Mica le zozzerie che avete in testa voi…
Risate generali.
Lo scopo di questi balli, di questa musica, di questo sfrenarsi non è il piacere fine a se stesso… Potremmo dire che ha un’origine magica. O, se vogliamo, addirittura mistica e religiosa…
“Raga, mi sa che ho trovato la religione che fa per me…” il Boro. Tempista, sempre.
Sì, religiosa. Perché in alcune culture, non solo africane, la danza è preghiera. E lo sfinimento del corpo libera lo spirito. E permette il contatto con gli Dei… Il Dio, a seconda dei casi

” Allora prof. quanno ce gasiamo in disco, anche noi stiamo a prega’?”
No. E per due ragioni. In primo luogo voi non lo fate con quell’intento. Ma solo per stordirvi e diventare più stupidi… sempre che sia possibile…
Risate. Soprattutto delle ragazze. Che ammiccano…
L’altra ragione è che, in quelle culture, il rapporto con il corpo è diverso rispetto al nostro. Non è fine a se stesso. Piuttosto un veicolo per raggiungere conoscenze ed esperienze non meramente fisiche. Per semplificare: sono capaci di pensare con il corpo. Non con la mente. Quindi danzare, cantare, urlare, sfrenarsi è esperienza dello spirito. Attraverso la corporeità. O almeno di questo loro sono convinti…
Sì è fatto silenzio. Rimuginano. Queste cose interessano più del Saul, evidentemente. Poi, il Boro
“Allora prof. anche tro… è na sorta de preghiera per questi?” risate omeriche. Ma, sul fondo, avverto che la battuta non è proprio fine a se stessa…
In un certo senso non hai torto. L’eros è forma di conoscenza. La forza più profonda e possente che ci è data. E che sprechiamo in vani amorazzi e inseguendo piaceri superficiali ed effimeri… ma il discorso sarebbe lungo. Ed è già suonata la campanella. Ci vediamo, ragazzi…
Mi accingo ad uscire. Ma ho fatto i conti senza di lei. La solita brunetta…
“Scusi prof… ma secondo lei, è davvero possibile fare questo? Cioè, usare il corpo per andare… oltre?”
Bella domanda. E, per una volta, mi piacerebbe indugiare. Per rispondere. Soprattutto per vedere se ho una qualche risposta.
Ma sulla porta c’è già la collega, che mi guarda con occhi indignati. Già, sono senza mascherina.
Faccio un gesto vago. E fuggo.