Sono di nuovo qui. A Montagnaga di Pinè, sull’altopiano di Baselga. Per quello che, ormai, è un appuntamento irrinunciabile. Il Wks annuale de “Il Nodo di Gordio. Che si terrà dal 22 al 24 Luglio.”Ghiaccio e fuoco”. La XIX edizione. Ormai lo attendo come un bambino aspetta il Natale. E non sono il solo.
Ma non vengo qui solo in queste occasioni. Ormai vi capito sempre più spesso. Anche se dire “capito” è sbagliato. Dà un senso di casualità che non risponde al vero.
Perché io, qui, faccio di tutto per tornarci ogni volta che posso..
Oh, adesso non ricominciare la solita tirata romantico – nostalgica sui luoghi dell’anima e altre palle.. Mi pare già di sentirlo il Direttore… Ieri è caduto Draghi, e abbiamo altro di cui occuparci… Roba più seria…
Forse ha ragione…però..
Però io me ne sto qui, sulla terrazza antistante il bar del Posta. E sono appena le cinque del mattino. Non si vede un’anima…ma forse è proprio per questo che si avverte la presenza dell’anima. Ovvero che, alla fin fine, un’anima, qualcosa che vada al di là di quella sorta di bio-massa mobile che è il nostro corpo, esiste. Deve necessariamente esistere.
No. Non è un sentimento…religioso. O per lo meno non lo è nel senso convenzionale della parola. Che è stata, ormai, completamente, sradicata dalla sua origine latina. Religio. Ovvero collegare, legare insieme. Gli uomini e gli Dei. Se preferite, il Divino e l’umano.
Insomma, tranquillo Direttore, non mi sto convertendo, in una crisi di senescenza. Sempre ammesso, e non concesso, che resti qualcosa, una qualche vestigia di chiesa o di congrega cui convertirsi. Cosa di cui, francamente, dubito.
È altro. Qualcosa di molto diverso.
Provo a spiegare. Anche se dubito di riuscirvi.
Una sensazione. O meglio, un insieme di sensazioni. Sto qui, seduto. Fumo. E lascio che i miei sensi si aprano. Qualcosa di spontaneo. Non voluto. Non ricercato.
Sarà effetto del sonno. O dell’insonnia. Che è una vecchia compagna, ormai. Solo che qui è diverso. Perché, in città, vengo subito assalito da un senso di ansia. Per le cose da fare, per quelle non fatte. Ingurgito il primo caffè. E il criceto nella testa comincia a girare nella ruota. Potrei dire che provo una, vaga ed oscura, sensazione di nausea. Sono i momenti in cui maggiormente comprendo, e apprezzo, Emile Cioran. La sua, cupa, furia di iconoclasta. E, in fondo, anche l’ultimo Montale. Quello da Satura in poi. Prosaico. Corrosivo. Altro insonne. Il Gran Sonnambulo, come lo chiamava Ungaretti. Che non lo amava. E dal quale, certo, non era riamato.
Qui è, però, tutto diverso.
Ascolto il silenzio. O meglio le voci che mi giungono dal silenzio. Che non sono voci, e parole, umane. Per rubare una espressione a D’Annunzio. Che non dovrebbe offendersi, visto che ne ha inventate a josa…
Il canto degli uccelli, che salutano l’aurora. È una polifonia. Una molteplicità di voci diverse, di toni e di armonie, che si innalzano. E trovano incredibili accordi fra di loro.
Mi piacerebbe avere la perizia di un ornitologo, di quelli di un tempo, gente come Buffòn, caro a Leopardi. Che avevano la capacità di guardare e ascoltare. Per poi stilare cataloghi. Senza pre-giudizi. Senza ubbie pseudo scientifiche. Il metodo che fu portato a perfezione da Linneo, per descrivere la Natura. E che, oggi, sembra perduto. Dimenticato. Insieme a tante, troppe altre cose…
Purtroppo è arte che non possiedo. E così mi limito ad ascoltare i cori delle stirpi canore. Mentre il sole pervade, gradatamente, di luce i monti e i boschi. Fino ad un attimo fa avvolti nelle tenebre…
È un trionfo, crescente, di suoni. E di colori. La luce si frange nello spettro dell’iride. E le cose, il paesaggio, i pochi edifici di questa piazzetta, la vecchia Chiesa Santuario, emergono da questa iridescenza.
Avessi voglia di pensare, o meglio la forza di farlo, rievocherei la Teoria dei Colori di Goethe…deve giacere ancora in qualche ripostiglio della mia memoria…
Ma mi limito a godermi l’aria fresca. Ad ascoltare e guardare…
“Io non pensava, io sentiva solamente…” mi sembra che dica, da qualche parte, sempre D’Annunzio…
Però non è vero che non penso. Anzi, i pensieri si affastellano gli uni sugli altri. Si inseguono. Si confondono. Davanti a me.
Ed è proprio questo il punto. Mi scorrono davanti…
Caduto il governo Draghi… E ora?… Voto il 25 settembre… No, è il Capodanno ebraico… E invece sì, si può fare. Non è un problema. Mica è Sabato… Ma come saranno le coalizioni?… E se arriva prima la Meloni?….Mattarella non ha alcun vincolo di dare l’incarico al leader del primo partito… Si, però, è la prassi… E come si farà con la pandemia… Senza Speranza non vi è alcuna pandemia…. E l’Ucraina? Non ci pensate alla guerra?… Ma chissenefrega….
E ancora…. Forse mio figlio si è destato. Forse…
Cosa mangerò a colazione?…avrei bisogno di un altro caffè.. Augusto starà già in piscina…. quasi quasi lo raggiungo…
E altro ancora. Pensieri anche più segreti. Che non sto a raccontare.
Ma che sono, tutti, lì. Vorrebbero la mia attenzione. E, invece, fluiscono rapidi. E svaniscono nella lontananza.
Io resto lì.
Ad ascoltare le prime voci umane che cominciano a coprire i canti degli uccelli. E a guardare i colori diffondersi e differenziarsi.
Buon mattino
1 commento
incontro con la natura pieno di meraviglia e di pensieri fluidi.. fortunato chi riesci ad ascoltarli e viverli..