Carlo Robiglio è il presidente nazionale di Piccola Industria, la struttura che raggruppa la stragrande maggioranza degli associati di Confindustria. Eppure è una persona intelligente e preparata. Tanto per chiarire che persino nelle peggiori istituzioni si possono trovare persone per bene.
E Robiglio, a fronte del disastro anche economico provocato dal virus, spiega che il “dopo” non potrà assomigliare al “prima”.
E sin qui nulla di sorprendente. Poi, però, il presidente di Piccola Industria ammette che gli ultimi 10 anni, “complessi e difficili ci hanno fatto capire che dovevamo cambiare ma abbiamo sempre fatto fatica a farlo”. In realtà le imprese proprio non hanno voluto accettare il cambiamento, non è che abbiano fatto fatica a gestirlo. Robiglio può permettersi un’autocritica perché il gruppo che guida (leader nella formazione a distanza) è stato invece all’avanguardia nel cambiamento. Lui lo ha fatto, Confindustria no, o solo in minima parte. “Ora tutto si è esponenzialmente velocizzato e ci sta imponendo, nostro malgrado o a nostra insaputa, questo cambiamento”, aggiunge.
Basti pensare al “lavoro agile”, da casa. Lo smartworking, non il telelavoro. Chiunque sia stato costretto a lavorare dagli arresti domiciliari si è reso conto di poter svolgere le medesime mansioni in metà tempo o poco più. Dimostrazione evidente del completo fallimento dell’organizzazione del lavoro in azienda. Lo smartworking penalizza il confronto tra colleghi, lo scambio di idee: parlarsi al telefono o scriversi non è lo stesso di discutere direttamente. Ma i tempi morti imposti da una organizzazione del lavoro vecchia e sostanzialmente ottusa rappresentano un costo sempre più assurdo da pagare. D’altronde in Italia si è parlato per anni di Lean production, di modello giapponese, ma poi non si è fatto nulla. Meglio evitare la fatica di ripensare l’organizzazione, i tempi, i rapporti. Mettere in conto la perdita del tempo per riflettere? Magari persino qualche investimento? Giammai, se non c’è la certezza di recuperare subito il denaro speso.
Così, riconosce Robiglio, si sono sprecati 10 anni. E ciò che si poteva fare, con tranquillità, in un lungo arco di tempo, dovrà essere fatto in tempi ridotti e con costi maggiori. Geniale!