A Singapore nasce il Robot Xavier, uno dei primi robot-poliziotti. È nato per lanciare avvertimenti a coloro che non rispettano le norme anti-covid. Aiuta le forze dell’ordine a controllare le strade e diffonde messaggi preregistrati a chiunque commette un’irregolarità.
La situazione pandemica a Singapore
Ad oggi Singapore conta 130 mila contagiati totali e, sebbene il numero dei contagi stia calando, la pandemia continua a mietere vittime. La città-stato è apparsa un modello nella gestione della comunicazione. Attraverso il sito ufficiale del governo e i suoi canali social mandava continuamente aggiornamenti ai cittadini. Il governo di Singapore voleva assicurarsi che le persone prendessero le giuste preucazioni, senza che si scatenasse il panico. Ha introdotto un divieto di ingresso per tutti gli stranieri provienti dalla Cina. I sanitari e i funzionari verificavano il rispetto delle misure di isolamento con molte telefonate ogni giorno a chi era sottoposto alla quarantena. Inoltre era consigliato di non recarsi nei luoghi affollati come le discoteche, i cinema e i teatri.
I robot Xavier di pattuglia che aiutano le forze dell’ordine
Nella città-stato hanno avviato la sperimentazione del progetto Xavier. Per tre settimane a partire dal 5 settembre 2021, due robot di pattuglia hanno scagliato avvertimenti contro le persone che si sono comportate in modo “indesiderabile”.
I poliziotti elettronici sono una sorta di “Robocop” alti meno di due metri, dotati di 7 telecamere, sensori e altoparlante, che si aggirano nell’area residenziale e di shopping di Toa Payoh Central. Inoltre sono dotati di guida autonoma e sono in grado di evitare qualsiasi ostacolo, come automobili o pedoni. I dati acquisiti dalle telecamere sono inseriti nel software di analisi video e vengono mandati direttamente al centro di controllo della polizia. Grazie ad un interfono bidirezionale sono in grado di diffondere un messaggio preregistrato. Non sventano furti né arrestano i criminali ma rimproverano i cittadini che non rispettano le regole anti-covid.
Durante una recente pattuglia, uno dei robot “Xavier” davanti a un gruppo di anziani residenti che guardavano una partita a scacchi chiese a loro di formare gruppi non più di 5 persone e di distanziarsi di un metro tra uno e l’altro. Inoltre controllano anche i cittadini che fumano o coloro che parcheggiano in modo improprio.
Il predecessore di Xavier
Xavier, infatti, non è il primo robot che ha usato la polizia per sorvegliare la popolazione. Spot, è un “cane robotico” a quattro zampe che controllava nella primavera del 2020, i cittadini durante il lockdown. Girava nel parco Bishan-Ang Mo Kio di Singapore per far rispettare le distanze di sicurezza. Durante le prime ore del mattino e nelle ore di punta serali percorreva anche le riserve naturali, i giardini del National Parks Board e anche i parchi comunali. Era in grado di conteggiare le persone all’interno del parco e con una voce femminile dal tono tranquillo e composto chiedeva di seguire il distanziamento. Tuttavia però non era in grado di tracciare, riconoscere individui specifici e nemmeno di raccogliere informazioni personali. Spot era in grado di riconoscere gli ostacoli e inoltre si adattava a ogni tipo di terreno.
Il governo di Singapore difende l’iniziativa tecnologica del progetto dei robot Xavier
Il progetto è realizzato dall’Agenzia per la Scienza, la Tecnologia e la Ricerca e l’XTX. Lily Ling, il direttore dell’East Regional Office della SFA ha dichiarato che l’adozione della tecnologia robotica aiuterà a migliorare il controllo della città. Potranno aumentare la presenza di forze dell’ordine in tutte le aree dell’isola e gli sforzi fisici dei poliziotti diminuiranno. Xavier è solamente una delle ultime risorse tecnologiche di sorveglianza presenti nella città-stato. È sempre più strettamente controllata da oltre 90.000 telecamere e da lampioni dotati di riconoscimento facciale.
Singapore è criticata per aver limitato le libertà civili. Gli attivisti affermano che la privacy delle persone è spesso sacrificata e gli abitanti hanno scarso controllo su ciò che accade ai loro dati. L’attivista per i diritti digitali Lee Yi Ting afferma che ciò che sta accadendo alla città è in misura maggiore rispetto agli altri Paesi. Nel 2030, Singapore dovrebbe essere in grado di controllare tutti i suoi 5,5 milioni di abitanti.