Nella galassia dell’editoria non conforme si è ritagliato un posto di primo piano la casa editrice GOG di Assago. Pubblicano non più di un libro al mese, dodici l’anno. Ma la scelta delle opere e la cura editoriale è di prim’ordine. Negli ultimi anni il loro titolo di punta è stato il fondamentale “Escolios a un texto implícito” di Nicolás Gómez Dávila, tradotto e pubblicato in versione integrale, mentre altre case editrici, tra le quali Adelphi, ne avevano offerto soltanto brevi e incomplete antologie.
Circa un anno fa questa piccola ma meritoria casa editrice aveva dato alle stampe “Romanzo con Cocaina” di M. Ageev (pp. 219, 16,00€).
Nel 1934, a Parigi, alla redazione della rivista di esuli russi “Čisla”, viene recapitato un misterioso manoscritto. Dell’autore non si sa nulla, ma visto l’interesse del contenuto i redattori decidono di pubblicarlo a puntate. Poi la rivista chiude, e occorrerà attendere il 1936 perché il libro veda la luce nella sua interezza. Alcuni critici sospettano che dietro l’impenetrabile pseudonimo si nasconda Vladimir Nabokov, ma l’autore di “Lolita” ha sempre smentito la notizia.
Ciò che pare certo è che l’autore sia un esule russo fuggito all’estero dopo la Rivoluzione d’Ottobre.
A distanza di oltre ottant’anni l’editore italiano ha deciso di mettere a disposizione del pubblico nostrano questo testo a suo modo straordinario, vuoi per la sua valenza storica, vuoi per la sua importanza letteraria che non sfigura se messo a confronto non solo con gli autori russi del Novecento, ma persino con lo stesso Dostoevskij.
Il protagonista è Vadim Maslennikov, che narra in prima persona la sua storia di perdizione. In una sorta di diario egli presenta se stesso come un essere spregevole: crudele, sgarbato, falso, dissimulatore, insensibile, cinico, depravato. In un romanzo di formazione alla rovescia, il protagonista – e chissà, forse lo stesso autore – ci racconta la sua vicenda, e la sua “discesa agl’inferi”, a partire dal Ginnasio fino al gennaio del 1919, percorrendo gli anni della Grande Guerra e della prima rivoluzione bolscevica.
Vadim scivola e cade perché non vive ma subisce la sua stessa esistenza. L’esperienza della tossicodipendenza da cocaina non è che l’ultimo stadio di un progressivo depotenziamento della propria volontà, tipico dell’uomo massa che, abbandonati i solidi ormeggi della Tradizione, si trova solo in mezzo alla gente, privo di punti di riferimento. Vadim si sente libero di fare tutto ciò che vuole, ma non si rende conto che la sua non è libertà bensì sradicamento. Incline alla “réverie”, il protagonista si lascia vivere, crede di avere licenza di fare ciò che vuole fra le mura del suo corpo (come disse Elémire Zolla) ma non comprende che egli perderà se stesso per essersi sciolto dalle norme, divine, naturali o anche solo sociali, grazie alle quali egli è uomo.
Scritto con un linguaggio asciutto e a tratti crudo, “Romanzo con Cocaina” rappresenta un libro davvero inusuale. Perfettamente in linea con quanto affermano gli editori quando scrivono sul loro portale web: “Gog si rivolge […] a coloro che non si condividono, che sono in disaccordo con sé stessi, che contengono moltitudini in lotta dentro di loro, che vogliono capire sapendo che non arriveranno mai a una conclusione, che non leggono per “il piacere della lettura” ma per salire sulla sommità di una montagna e sentire il brivido della vertigine”.