In attesa di verificare come andrà a finire la vicenda dell’acquisto di Cristiano Ronaldo da parte della Juventus, il calciomercato sta comunque portando a quelle reazioni che vengono comunemente definite come “falli di frustrazione”.
A partire, ovviamente, dall’altra squadra torinese. La Juve tratta Ronaldo e Milinkovic-Savic mentre il Toro di braccino Cairo annuncia l’acquisto di tale Izzo, spacciato come un difensore fortissimo e con lo spirito giusto.
Ronaldo-Izzo, un confronto alla pari solo nelle assurde considerazioni degli organi di disinformazione vicini alla società granata.
Ma non è, evidentemente, solo una questione subalpina. Più che di campagna acquisti si può parlare, in generale, di campagna vendite.
A parte la Juve e, in parte l’Inter, le altre società italiane sembrano più interessate a far cassa che a rinforzarsi. I calciatori più forti vanno all’estero, alla ricerca di ricchi ingaggi in Cina o negli Emirati, alla ricerca di grandi sfide internazionali nelle squadre europee che possono permettersi acquisti e contratti molto più accattivanti di quelli italiani.
Ovvio che il campionato italiano, con queste premesse, sia destinato ad indebolirsi sempre di più ed a perdere di interesse. Si inizia sapendo già come andrà a finire, chi vincerà. Il massimo dell’interesse è rappresentato dalle sfide per l’ultimo posto in Europa League o per evitare la retrocessione.
Si rischia la disaffezione che ha colpito la sempre più noiosa Formula 1 dove ci si deve eccitare per la rottura di un motore.
Con il calciomercato di un tempo i tifosi potevano sognare l’arrivo di grandi campioni anche in squadre minori, basti pensare a Zico. Ora si leggono le notizie del mercato con l’unica speranza di non scoprire che il presidente della propria squadra ha venduto i giocatori più forti perché sono gli unici, ovviamente, che hanno richieste in arrivo dall’estero.
D’altronde dopo la fuga dei cervelli e delle dentiere, è il momento della fuga degli scarpini. In attesa che Boeri inserisca il mestiere di calciatore tra i lavori che gli italiani non vogliono più fare.
Così il campionato di calcio italiano diventa, a livello internazionale, quello che la serie B e la C rappresentano per la serie A: un campionato minore dove far crescere i giocatori prima di riprenderli a giocare dove si fa sul serio.