Conosciuta per il suo coraggioso “no” pronunciato su un autobus nel 1955, Rosa Parks ebbe un ruolo centrale nella lotta per i diritti degli afroamericani. Spese la sua vita in nome di questa causa, contestando in tutti modi la violenza razziale, i pregiudizi e le ingiustizie.

“This day, I was especially tired. Tired from my work as a seamstress, and tired from the ache in my heart.”
Gli inizi
La vita di Rosa Parks comincia nel 1913 nell’Alabama rurale. Cresce in una casa piena d’amore insieme alla mamma e ai suoi nonni, nettamente in contrasto con la realtà esterna. Infatti, sono gli anni della segregazione razziale, della paura e della violenza che ha come oggetto gli afroamericani. Le leggi Jim Crow (1877-1964) non permettevano loro di frequentare i luoghi pubblici in comunione con i bianchi.
Quella realtà in cui era immersa provocava in lei rabbia e frustrazione. Diversi anni dopo essersi sposata con Raymond Parks e trasferitasi a Montgomery, entrò a far parte della sezione locale della NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) nel 1943. Qui era l’unica donna insieme a Johnnie Rebecca Carr.
La vita segreta di Rosa Parks
Solo un anno dopo, Rosa Parks cominciò a dedicarsi a un caso che aveva come protagonista una giovane di nome Recy Taylor. Era stata vittima di uno stupro di gruppo operato da sei uomini bianchi. Parks sapeva l’immane difficoltà dell’impresa, non sarebbe stato facile per una donna, oltretutto non bianca, far valere i propri diritti e le proprie idee. Nonostante avesse anche formato un comitato per difendere la ragazza vittima di quel terribile episodio, i suoi sforzi non bastarono e gli aggressori non vennero incriminati.
Mentre combatteva queste battaglie e lottava contro le ingiustizie, si dedicava anche alla formazione dei più giovani, cercando di sostenerli soprattutto nel difficile processo di inclusione nella società. Ciò che più colpisce è che Rosa Parks di giorno faceva la sarta, mentre di notte si dedicava all’importante lotta per i diritti civili delle persone di colore, che ogni giorno subivano discriminazioni e rischiavano la loro vita.
Il “no” che portò all’abolizione della segregazione sui mezzi pubblici
Come abbiamo già accennato, a quei tempi erano in vigore le leggi Crow, per le quali era obbligatorio esercitare una segregazione razziale nei luoghi pubblici, tra cui anche i mezzi di trasporto. Ed è proprio qui che si ambienta questo episodio. Rosa Parks, sedutasi nella sezione riservata ai bianchi, si rifiutò di sottomettersi alla richiesta di spostarsi al fondo dell’autobus.
Questa scelta le costò la libertà, infatti venne ben presto arrestata. Tuttavia, il suo “no” diede il via a 381 giorni di boicottaggi degli autobus che condussero all’abolizione della segregazione sui mezzi pubblici nel 1956.
Rosa Parks, una vita in nome della libertà
Rosa Parks spese la sua vita dedicandosi interamente alla lotta contro le discriminazioni, e questo spesso non le rese le cose facili. Infatti, non erano poche le minacce di morte e le difficoltà riscontrate nel mondo del lavoro. Proprio per la sua reputazione ci mise un po’ prima di essere assunta da John Conyers, membro del Congresso, con cui poté continuare a combattere per ciò in cui credeva.
Rosa Parks si spense nel 2005, lasciando il testimone della sua lotta a tutti coloro che credono nei pari diritti e nella giustizia, che si indignano contro le diseguaglianze razziali e la discriminazione. Purtroppo, per quanto l’impegno di Rosa Parks sia stato significativo, è necessario ricordarlo e continuare a metterlo in pratica ogni giorno. Nonostante siano passati moltissimi anni, i progressi fatti non sono ancora sufficienti.
Ancora oggi, specialmente nel contesto americano (ma non solo, anzi) ci si trova costretti a scendere in piazza per far valere la propria dignità e i propri diritti. Succede perché il valore e la rispettabilità di una persona spesso vengono messi in discussione esclusivamente a causa del colore della pelle, dimenticando ciò che davvero ci rende essere umani.