“Un incontro tra il rosso e il bruno… con una bella pennellata di verde in mezzo”.
Con questa battuta si è chiuso, ieri al Grand Hotel di Trento, il convegno di studi organizzato dal think tank “Il Nodo di Gordio”, intitolato “La muraglia infinita. Prospettive e fantasmi sulla Via della Seta”.
Un convegno cui hanno partecipato Gianni Alemanno, portavoce del Forum dell’Indipendenza Italiana, Marco Rizzo di “Italia sovrana e popolare”, Michele Geraci, già sottosegretario nel primo governo Conte e professore di economia all’Università di Shangai e Mirko Bisesti, assessore alla cultura della provincia di Trento.
Si è parlato di politica, naturalmente. Ma non delle imminenti elezioni provinciali. Di grande politica. Di uno dei principali problemi di politica internazionale oggi sul tappeto.
La volontà, ormai evidente, del governo Meloni di rompere. L’accordo con la Cina per la Via della Seta. Il Memorandum of Understanding di cui Michele Geraci era stato uno degli artefici al tempo del governo Conte.
E proprio Geraci ha illustrato come il MOU non implichi alcun onere per l’Italia. Anzi sia uno strumento che favorisce il nostro sistema industriale, in genere svantaggiato dalle dimensioni, piccole e medie delle nostre aziende, rispetto ai colossi francesi e tedeschi.
Tant’è che in questi anni l’export italiano in Cina è cresciuto molto più di quello dei suoi rivali. Totalmente illogico, anzi masochistico, rompere questa intesa.
E Mirko Bisesti ha parlato dell’interesse degli esportatori trentini per il mercato cinese. E dilatato, poi, il discorso a problemi di equilibri internazionali. Al ruolo dell’Italia nel Mediterraneo. Un ruolo fondamentale, cui, però, sembra avere da tempo abdicato. Di qui contraccolpi pesanti, dei quali la minaccia di una immigrazione massiccia dal Nord Africa è, solo, il più evidente ed incombente.
E inevitabilmente si è parlato, anche, di Ucraina. Perché sul piano internazionale, tutte le grandi questioni sono fra loro connesse. Di una guerra assurda, e che, come ha sottolineato Alemanno, contrasta fortemente con l’interesse nazionale italiano. Con pesanti ricadute economiche, ed un grave danno alla vita delle nostre famiglie.
E si è parlato di Africa. Con Rizzo che ha fatto notare una, inquietante, subalternità agli interessi francesi. Che contrastano con i nostri, come dimostrato dalla Libia e dalla eliminazione di Gheddafi.
E ancora Geraci ha spiegato che, senza il MOU, senza una cooperazione con Pechino, il sistema Italia rischia di perdere terreno, e occasioni, anche in Africa. Ove la presenza cinese è massiva e determinante. E dove noi potremmo esportare non solo merci, ma anche cultura, modelli sociali, conoscenza… perché questa è la vera forza del nostro paese.
Ma, come ha aggiunto Alemanno, ci troviamo in una situazione sempre più paradossale. Dove la nostra politica estera viene decisa altrove. A Washington, Parigi, Bruxelles… un appiattirsi tanto più grave se si considera, come ha detto anche Rizzo, che vi sarebbero, nonostante il sistema di alleanze in cui siamo inseriti, i margini per una politica estera autonoma.
Recuperare il senso della Nazione. Il concetto di interesse nazionale. Una priorità. Anzi una necessità vitale. Su cui tutti i relatori, pur con diverse sfumature, hanno concordato.
Rosso, bruno, verde… un accostamento di colori, insolito. Eppure questa è epoca di grandi trasformazioni, metamorfosi.
Ed anche gli… accostamenti cromatici stanno cambiando.