Il presidente russo Vladimir Putin ha dato disposizione affinché il gas venduto dalla Russia venga pagato in rubli, non in euro o dollari. Ma l’Unione Europea non può fare a meno del gas russo, Vladimir Putin lo sa e lo usa come arma per disinnescare le sanzioni di Washington, Londra e Bruxelles per l’invasione dell’Ucraina. Chiedere pagamenti in rubli per una delle risorse ancora oggi più esportate (Gazprom nelle ultime due settimane ha venduto 384 milioni di metri cubi al giorno all’Europa) ovviamente ha lo scopo di sostenere la moneta nazionale. Un’altra motivazione è che intervenendo così, il costo del gas ha avuto un’impennata e continuerà a farlo. Il capo del Cremlino vuole di fatto controllare i prezzi. Questo significa maggiori profitti e quindi ulteriori mezzi per sostenere lo sforzo bellico e fare fronte alle sanzioni occidentali.
L’economista e consigliere di Palazzo Chigi, Francesco Giavazzi, nel corso dell’Italy Capital Markets Forum 2022 organizzato da Bloomberg, interviene in risposta alla questione. “Pagare il gas russo in rubli significherebbe aggirare le sanzioni. Non c’è alcuna decisione” da parte del governo “ma penso che continueremo a pagarlo in euro”.
Putin è fortemente convinto di rivedere i contratti con i «paesi ostili» accettando d’ora in poi soltanto rubli come pagamento. E a dimostrazione che la transazione non sarà semplice, ha dato una settimana di tempo al governo per adeguarsi. La conversione dei contratti è pensata per dare forza alla moneta russa, nel frattempo crollata a seguito dell’invasione dell’Ucraina e delle sanzioni imposte da Unione Europea e Stati Uniti al paese, ma che poi ha recuperato i due terzi delle perdite. Non a caso dopo l’annuncio il cambio tra euro e rublo e quello con il dollaro si sono immediatamente mossi al ribasso. E anche il prezzo del gas ha registrato un balzo del 34%. Il prezzo, dopo l’annuncio di Putin, è aumentato di 15 euro al Megawatt ora.
Un escamotage che ha consentito anche il pagamento degli interessi sul debito pubblico e ha permesso alla Banca Centrale russa di saldare una cedola nonostante avesse tutti i conti in dollari all’estero bloccati per effetto delle sanzioni. Acquistando, di fatto, sul mercato interno la valuta necessaria.
Obbligare i «paesi ostili» a pagare il gas in rubli genera una domanda di valuta anche nei mercati esteri. Perché se il cliente deve pagare il combustibile in rubli, prima dovrà cambiarli. E per fare l’operazione dovrà rivolgersi a banche e istituzioni russe. Che poi potranno così aiutare nel reperimento della valuta estera necessaria per il servizio del debito. L’idea di Putin rassomiglia alla soluzione che trovò l’Iran pochi anni fa col suo petrolio, che pretendeva fosse pagato in euro anziché dollari, o alla recente richiesta cinese ai sauditi di pagare il petrolio in yuan.
Esiste tuttavia un nodo burocratico: la valuta delle transazioni non può essere stabilita o cambiata unilateralmente da uno degli attori del contratto. E quindi il venditore, ovvero Gazprom, dovrà chiedere il permesso al compratore, cioè Eni, Total e a tutti quelli che in questo momento acquistano gas russo pagandolo in valuta diversa dal rublo. Forse Putin vorrà applicare la regola solo ai contratti futuri, per raggirare problemi giuridici. Per farci un’idea, il 58% delle esportazioni nel terzo trimestre dell’anno scorso effettuate da Gazprom sono avvenute in euro e il 39% in dollari. La società si è astenuta da ogni commento se i contratti a lungo termine già stipulati permettano di modificare la valuta di pagamento in rubli.
Intanto dalla Germania è arrivato subito un secco no alla richiesta di Putin. La pretesa di ricevere pagamenti del gas in rubli rappresenta una «violazione del contratto», ha puntualizzato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck. «Metteremo sul tavolo di discussione con i nostri partner
europei una strategia su come reagire», ha aggiunto. La Germania importa il 55% del suo fabbisogno di gas naturale dalla Russia.