Cari lettori,
nei giorni scorsi ho avuto il piacere di conoscere e di intervistare l’artista torinese Sabrina Rocca. Mi sono recata nel suo laboratorio e sono rimasta molto colpita dalla personalità di questa grande artista, le sue opere – e non è cosa scontata o banale – riflettono perfettamente il suo essere. La solarità, il sorriso, la gentilezza, la leggerezza mai superficiale del suo modo di comportarsi e rapportarsi sono chiaramente rappresentati nella sua produzione artistica. Colori sgargianti e lucenti si mixano a messaggi profondi e di forte impatto visivo.
Guardare i quadri di Sabrina significa entrare nel suo mondo: il sole che illumina la via, un percorso che attrae lo spettatore e lo conduce ad un messaggio sociale sempre sotteso alle sue opere. Sabrina “utilizza” la figura del bambino, simbolo di purezza e innocenza, come “testimonial” di messaggi sociali fondamentali. Attraverso azioni minime, pose semplici e di grande impatto visivo, le sue opere inneggiano a tematiche nobili e molto dibattute, soprattutto in questi anni difficili quali: il raggiungimento della parità di genere, le guerre nel mondo, il rispetto tra i popoli, il conseguimento di un’istruzione qualificata e gratificante. Le immagini di Rocca vogliono lasciare un segno ed un messaggio che non sia effimero, ma che induca lo spettatore ad una profonda riflessione del e sul mondo in cui vive. L’uomo spesse volte dimentica che non siamo soli ma che viviamo “insieme” in un mondo unico e per questo motivo l’artista invoca attraverso i suoi quadri e tramite tutta la sua eclettica e sempre nuova produzione artistica la riscoperta dei valori essenziali e fondamentali dell’essere umano e del vivere comune.
Un concept artistico che si declina anche nella concretezza quotidiana della sua attività sempre orientata ad aiutare il prossimo, “la solidarietà – come afferma Sabrina – ci permette di valorizzare una parte della nostra personalità e del nostro impegno a livello sociale”. Di seguito la mia intervista
B: “Come hai iniziato il tuo percorso artistico e perché?”
S.R.: “Sono figlia d’arte, mio padre è un pittore, sono cresciuta in uno studio e nel periodo estivo anche durante gli anni del liceo, trascorrevo molto tempo in laboratorio a dipingere, l’arte e la pittura sono stati modi per esprimermi, divertirmi e relazionarmi con mio papà da sempre.
Il mio sogno da ragazza era quello di frequentare il liceo artistico, ma poi seguendo suggerimenti famigliari ho optato per il liceo scientifico, mi sono poi successivamente iscritta ad architettura ma avendo avuta mia figlia molto giovane per concludere gli studi ho iniziato a dipingere professionalmente. Ho conseguito poi la laurea in architettura, ma la pittura mi è entrata dentro, tanto da diventare il mio credo.
B: “Che rapporto hai con gli Stati Uniti?”
S.R.: “Anche questa passione me l’ha trasmessa mio padre, perché se guardi i suoi quadri lui è un iper realista che ritrae soprattutto gli Stati Uniti, all’interno delle sue opere ho potuto assaporare e quindi idealizzare il mondo USA.
Un mondo che ho conosciuto e vissuto a fondo e questo ha creato in me un senso di amore profondo e al tempo stesso di critica. Appena vedi New York ti sembra il posto dei sogni e poi man mano che ci torni impari a conoscerla per quello che è con tutti i suoi pregi e difetti! Inauguro una mostra il 5 Dicembre all’interno del Palazzo delle Nazioni Unite che durerà 15 giorni. Sono molto felice di “tornare” negli Stati Uniti, questa volta, con una mostra personale sogno di ogni artista. Esporre le mie opere all’interno dell’ONU mi inorgoglisce moltissimo!
B: “Che messaggio vuoi trasmettere attraverso le tue opere d’arte?”
S.R.: “Io cerco sempre di dare un messaggio anche sociale, prima di tutto far riflettere, ma con leggerezza, cioè siamo ormai abituati e “sommersi” da immagini drammatiche che non ci portano più alla riflessione bensì ad un distacco asettico dalla realtà. Invece nel mio lavoro mi piace dare questa forma di riflessione “leggera” che però mai trascende nella superficialità. Ci sono vari livelli di lettura nelle mie opere che si intrecciano e si scontrano in maniera positiva, invitando lo spettatore a riflettere sui gravi mali che affliggono il mondo. L’emozione e l’energia che scaturiscono dai quadri attirano e spingono lo spettatore ad intraprendere un percorso riflessivo e introspettivo.
B: “Cosa pensi degli NFT?”
S.R.: “Non è il canale in cui io voglio credere, capisco che le nuove generazioni lo possano trovare stimolante, per me non è ancora molto funzionale, spero che il mondo torni nella direzione del reale e non del virtuale. Ho creato un’opera sul metaverso, però al momento non è la direzione che voglio prendere.
B: “Mi parli del progetto ARTE FA BENE?”
S.R.: “E’ nato durante il periodo del primo lock down, le ideatrici sono state oltre a me l’Avv. Irma Ciaramella e la mia curatrice Monica Trigona, il tema era: cosa possiamo fare per aiutare le persone in difficoltà? Sentendo che la Caritas di Torino riceveva sempre più richiesta per beni di prima necessità abbiamo formato un gruppo di lavoro. All’epoca il Comune aveva finito i fondi per sovvenzionare questo tipo di attività ed ecco che abbiamo deciso di intervenire concretamente coinvolgendo gli artisti del territorio con un progetto di raccolta fondi.
B: “Arte e famiglia, come conciliarli?”
S.R.: “Non è semplice conciliare famiglia e lavoro, ma penso che l’arte sia un bellissimo mondo dove crescere e far crescere i bambini, esattamente come è capitato a me!
B: “Le tue opere sono “Arte in movimento”, quanto sono importanti per te i cambiamenti nella vita?”
S.R.: “Io sono favorevole ai cambiamenti perché io stessa come ti dicevo prima nella mia vita ho cambiato i miei obiettivi, penso che l’essere umano debba evolversi, se si rimane fermi vuol dire che non impariamo, non cresciamo, la stessa cosa la ribalto su mio lavoro. Ho iniziato a mettere su tela le mie emozioni, cosa provavo e cosa sentivo e sono molto contenta della scelta fatta. Sento che il mio lavoro arriva alle persone e non c’è soddisfazione più grande”.
Questa non è stata solo un’intervista ma uno spunto di riflessione personale che l’artista mi ha indotto a intraprendere.