Chi, leggendo le pagine avventurose di Salgari, non ha mai desiderato combattere al fianco di Sandokan e Yanez? O di incontrare la Perla di Labuan per ammirare la sua incommensurabile bellezza? La penna dell’autore ha creato un immaginario collettivo che ha influenzato un’intera generazione e che, ancora oggi, ci porta a fantasticare di terre lontane, nell’estremo Oriente, dove tutto può accadere.

Gli inizi della carriera di Salgari
Emilio Salgari, il cui cognome si pronuncia con l’accento sulla seconda sillaba (Salgàri), nasce nel 1862 a Verona. Compie gli studi nell’ambito nautico, ma non riuscendo a ricoprire cariche di alto livello come avrebbe sperato, decide di dedicarsi alla carriera giornalistica. A partire dall’età di vent’anni dunque inizia a pubblicare a puntate i racconti che scrive su giornali locali. Tra i primi titoli figurano I selvaggi della Paupasia, La nuova Arena e La tigre di Mompracen.
Si sposa con Ida Peruzzi, con la quale ha quattro figli. Tutta la famiglia si trasferisce in Piemonte, prima ad Ivrea, poi a Cuorgnè e infine ad Alpette. Ma la sistemazione dura poco perché dopo appena tre anni, nel 1897, i sei si spostano a Genova, dove Emilio lavora con l’editore Donath. E’ in questi anni che scrive e fa pubblicare Il Corsaro Nero, uno dei suoi capolavori.
Il trasferimento definitivo a Torino e la morte
Il successo lo porta nuovamente a collaborare con l’editore piemontese Speirani e Salgari si trasferisce definitivamente a Torino, in Corso Casale, dove rimarrà fino alla tragica morte. Scrive e pubblica tantissimo, circa una trentina di titoli in appena sei anni. Ma viene pagato poco ed è costretto a scrivere tre libri ogni anno, cosa che gli causa un esaurimento nervoso e depressione.
Ha molti debiti, ai quali si aggiungono dal 1903 quelli che si crea per mantenere la moglie in manicomio. A causa di questi, deve scrivere senza sosta, fuma e beve per riuscire a mantenere i ritmi alienanti. Dopo un primo tentativo di suicidio nel 1909, nel 1911 si dà la morte tagliandosi la gola con un rasoio. Lascia un bigliettino desolante per i figli, nel quale si definisce “un vinto”.
Le disgrazie della famiglia Salgari
Il suicidio di Emilio era stato preceduto da quello di suo padre, il quale si era gettato da una finestra credendo di essere afflitto da una malattia incurabile. Ma non fu l’ultimo: anche i figli Romero e Omar si tolsero la vita prematuramente. La moglie di Salgari morì invece in manicomio, la figlia Fatima era già morta in gioventù a causa della tubercolosi e l’ultimo figlio, Nadir, perse la vita in un incidente in moto.
I cicli romanzeschi

Indubbiamente Salgari è stato uno scrittore prolifico, probabilmente anche per motivi contrattuali. Tra i suoi cicli più famosi quello de “I pirati della Malesia”, con i leggendari Sandokan e Yanez, il cui covo si trovava sull’isola di Mompracen, in Malesia. Ma anche il ciclo de “I Corsari delle Antille” e de “I Corsari delle Bermude”. Scrisse anche romanzi di stampo fantastico, fantascientifico e storico.