La Regione Piemonte è governata dal centrodestra. Almeno è quello che credono gli elettori che hanno votato per Lega, Fdi e Fi nella convinzione di ritrovarsi con scelte in linea con il mandato ricevuto dalla maggioranza dei votanti della regione del Nord Ovest. Ovviamente si sbagliano. Gli elettori, certo, perché gli eletti non sbagliano mai. Loro, gli eletti, occupano gli scranni in cambio di laute retribuzioni non per rispettare le indicazioni dei sudditi subalpini ma per istruirli, per guidarli, per condurli lontani dalle opinioni iniziali.
Così la Regione, teoricamente di centrodestra, copre di denaro pubblico il Salone del libro di Torino e lascia che la gestione della manifestazione sia totalmente nelle mani della gauche senza più caviale russo ed iraniano. Geniale. Una ammucchiata di amici degli amici che si proteggono, si aiutano, fanno squadra, si garantiscono a vicenda presenze, comparsate, presentazioni, incarichi. A spese del centrodestra e dei suoi illusi elettori.
Ed è normale che un’associazione culturale schierata dalla parte di chi, in teoria, ha vinto le elezioni chieda non un cospicuo finanziamento – come quelli ottenuti dalle associazioni della parte teoricamente sconfitta – bensì la concessione di una sala, di un’area all’interno del Salone per realizzare un collegamento video dedicato ad un libro presente alla manifestazione torinese. Ma, a Torino, è altrettanto scontato che la risposta sia negativa: nessuno spazio per chi non è allineato con il pensiero unico obbligatorio.
Un pensiero unico che prevede il rifiuto di commentare la volgarità sessista del direttore del Salone (aveva invitato a sodomizzare una mediocre scrittrice con le pagine di un libro famoso affinché imparasse a scrivere per “osmosi”). Attrici, conduttrici, influencer: mute. Il compagno direttore non si tocca. E l’assessore regionale alla Cultura? Muta.
Ovviamente il circo inutile dello spettacolo e della comunicazione di regime può reagire come crede. Un’assessore no. Un assessore ha il dovere di rispondere ai propri elettori. E se non vuole farlo può sempre avere la dignità di abbandonare la poltrona e il lauto compenso.