Ospitiamo un nuovo intervento di commento sull’edizione appena conclusa del Salone del libro di Torino. Un punto di vista politicamente schierato ma che rende l’idea di cosa sta succedendo (o non succedendo) nell’area molto confusa e conflittuale della destra culturale.
Chiude i battenti la ridondante edizione 2023 del Salone del Libro di Torino.
Nicola La Gioia stringe la mano ad Annalena Benini e le consegna le chiavi della Kermesse che per 5 giorni ha attirato in sé, come il corpo di una grande balena, editori scrittori blogger lettori attori giornalisti turisti bambini studenti deportati… insomma un’immensa fiumana di pubblico e relatori, provenienti da ogni parte d’ Italia con un pizzico di Albania, nazione ospite.
Enorme l’offerta: innumerevoli case editrici, infiniti momenti di incontro tra presentazioni e firme libri, con un numero incontabile d’autori.
A questa golosissima esposizione di menti ed opere, tra una Daria Bignardi ed un libro sulle montagne della Lucania era presente, finalmente, il pensiero non allineato, sovranista, conservatore, plurale, identitario che dir si voglia, era, insomma, presente la Destra. La cultura di destra.
Giubilo, gioia, meraviglia! Finalmente alle infinite anime del Salone s’aggiunge l’ostracizzato pensiero non allineato.
All’inaugurazione alte cariche dello Stato, Ignazio La Russa, Presidente del Senato, il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – che, obbiettivamente, piace perché colto ed intelligente, roba rara per i Ministri della Cultura – hanno fatto presagire un cambio di tendenza rispetto al passato. Un salone con un respiro più ampio, che prevedesse un hegeliano confronto tra le diverse posizioni.
Magari. Non stiamo a disquisire sul numero d’incontri, la qualità premia sulla quantità. Parliamo di contenuti e di proposte. Parliamo di Francesco Giubilei cantore ufficiale della cultura di destra che ci propone Croce, D’ Annunzio, De Benoist ed un convegno su “Destra e Cultura”.
Straordinario De Benoist, ospite anche in altri appuntamenti, che affronta il tema dell’identità, ma amore di zio, Francesco mio, ma ancora a Croce e D’Annunzio stiamo?!
Ma mettiamo mano alla fantasia, fai due chiacchiere con Buttafuoco sempre tre spanne avanti a tutti con Civiltà delle macchine e Fondazione Leonardo. Confrontati con gli altri due moschettieri per esempio Amorese che ha pubblicato Rivoluzione 4.0, tema con il quale ci facevi tre convegni che La Gioia ti avrebbe invidiato o Merlino che con il suo fumetto ha coniugato l’ avanguardia grafica con una narrazione cinematografica grandiosa.
Francesco, se questa è l’ offerta ufficiale della destra Annalena Benini l’anno prossimo ti mette i tappeti rossi, la fanfara e sparge petali di rosa davanti al tuo stand… Ti manda lo champagne in camera.
Chissà che confronto, che dialettica pensava di dover sostenere, era già preoccupata… parleranno di cancel culture, di cultura Woke, ah no, quello l’ha fatto Ricolfi, affronteranno il tema dell’ intelligenza artificiale, del digitale che riduce la nostra memoria a quella di un pesce rosso, no quello l’ha fatto Violante.
Il mondo sta cambiando, corre e se è sacrosanta la conservazione e valorizzazione del pensiero conservatore, dei padri antichi, e forse a Croce avrei preferito Gentile, non vorrei trovarmi l’anno prossimo a presenziare ad un convegno sul Risorgimento.
Non a caso l’ unica vera contestazione che c’è stata è quella al Ministro della famiglia.
So bene quanto sia difficile questo percorso e quanto l’ Assessore Marrone abbia dovuto lottare per avere legittimi e sacrosanti spazi al Salone del Libro, grande roccaforte della Sinistra che, come dice Luca Beatrice, più che difendere idee, al momento sta difendendo posizioni retribuite.
So bene quanto sia valido ed importante il lavoro di Giubilei con Nazione Futura. Ma Nazione Futura è parte di un tutto, non è il tutto. La bellezza del pensiero non allineato, la ricchezza della destra è la miriade di individualità che essa racchiude. Un universo poliedrico che deve trovare spazio d’ espressione ed anche di confronto interno, perché il nulla avanza.
Il declino dell’ Occidente spengleriano si è concretizzato ed una nuova forza che abita i nostri smartphone, viaggia su Netflix, parla con i podcast, ci incanta con la realtà aumentata sta prendendo il sopravvento sull’individuo, meglio del comunismo e del capitalismo. Un demiurgo, così definito da Maria Rosa Taddeo ricercatrice ad Oxford di etica digitale, che merita studio, attenzione e riflessione, perché sia strumento per l’ uomo e non il suo annichilente padrone. Oggi il confronto si pone su piani che sono a distanze siderali rispetto all’inizio di questo secolo ed intendo il 2000. È questa la tigre da cavalcare. Conservare e rivoluzionare per un umanesimo digitale. Utilizzare la forza della cultura per non soggiacere al pensiero omologato. Non venga mai meno lo spazio per un convegno su Croce, non si smetta di studiare d’Annunzio, ma iniziamo a segnare nuove rotte nell’immensità dell’Oceano digitale, evitiamo che la nostra stella polare diventi un algoritmo.
Andrea Speri