È pericoloso, in Italia, mettere in dubbio la sudditanza nei confronti di Washington, ipotizzare la fuoruscita dalla Nato. “L’aveva sognata Enrico Mattei – ricorda l’ex sottosegretario al Mise, Michele Geraci – e si è ritrovato vittima di un ‘incidente’ (mortale)”. Dunque non stupisce che i servizi, utilizzando i quotidiani di riferimento – La Stampa e Repubblica, non a caso proprietà del gruppo che fa capo alla famiglia Elkann/Agnelli – abbiano iniziato la campagna di demolizione del centrodestra, reo di avere un elettorato che non odia i russi.
Prima Salvini, sulla Busiarda, poi Berlusconi, su Repubblica. Talmente smaccato, l’attacco coordinato, che non hanno neppure dovuto diluirlo nell’arco di un paio di settimane. In teoria, ma solo in teoria, l’Ordine dei giornalisti dovrebbe intervenire contro una informazione palesemente al servizio di interessi legati a spionaggio e affini. Ma ci sono personaggi al di sopra di tutto e tutti. E poi gli intersssi di Washington prevalgono su qualsiasi forma di diritto e di giustizia in Italia.
Ovviamente la Pina della Garbatella si è subito affrettata a giurare fedeltà ai principi dell’atlantismo più becero ed assoluto. Ha fatto bene, certo. Lei deve già fronteggiare l’offensiva antifascista di chi giura di averla vista sfilare al Foro Mussolini, nel 1933, vestita da Giovane Italiana. E non avendo nessuna capacità mediatica, può solo sperare nella benevolenza dei giornalisti antifà per l’intera campagna elettorale. Per ora pare che la benevolenza latiti. Non essendo riusciti a recuperare l’immagine degli Anni 30, i media di servizio (o dei “servizi”) hanno pubblicato una foto in cui si vede in primo piano la Pina e dietro, molto indietro, un uomo che risulta indagato per l’immancabile reato d’opinione fascista. I due sono distanti, guardano in direzione opposta, l’uomo se ne sta andando per i fatti suoi ma nella ricostruzione giornalistica diventa evidente la “consuetudine” tra Pina e l’altro. Prima della fine della campagna elettorale spunterà anche una storia d’amore ed un figlio segreto. Magari due, gemelli.
Di fronte a questo spettacolo indecente, il centrodestra continua ad essere disarmato. Il Tg5 berlusconiano è palesemente schierato sul fronte opposto; il Giornale berlusconiano ha meno lettori di un foglio parrocchiale grazie a prese di posizione evidentemente poco apprezzate; la Lega deve ancora comprendere a cosa servano l’informazione, il giornalismo e la cultura; i vertici di Fdi evitano accuratamente ogni rapporto con un’informazione indipendente; le nomine in Rai sono servite solo a garantire mega stipendi a direttori che non si azzardano a mettersi contro redazioni su posizioni piddine; il servilismo nei confronti di Confindustria non è servito a commuovere il padronato in veste di editore. Resiste, come un panda, il povero Mario Giordano. Circondato, criticato, isolato. Troppo poco per una campagna elettorale.
E la prospettiva di un governo di centrodestra solo di passaggio, porterà solo ad un numero ridotto di giornalisti in cerca di un posto sul carro del vincitore. E quei pochi accetteranno incarichi e prebende, ma continuando ad essere legati alla gauche di cui fanno parte integrante.