Dovrebbe nascere oggi il nuovo governo gialloverde. A meno che Sergio Mattarella, privo di qualsiasi investitura popolare, non voglia mettersi nuovamente di traverso, convinto che l’Italia sia una repubblica presidenziale e non parlamentare.
“Nessun veto!”, tuona Salvini. Pronto, però, a sottostare alle interferenze del presidente sulla scelta dei ministri.
Non è certo una novità il difficile rapporto tra Mattarella e il leader della Lega. Ma dovranno convivere in qualche modo perché Salvini ha ottenuto un successo elettorale e, in Italia, la Costituzione assicura che la sovranità appartiene al popolo.
Non al presidente della repubblica e ancor meno ai ministri francesi che sproloquiano sui conti economici italiani. Per non parlare di quegli esponenti europei pronti a tagliare le risorse agli agricoltori ed alle Regioni italiane ma, al contempo, pronti a bacchettare l’Italia se prova a risparmiare qualcosa sul fronte di una immigrazione che l’Europa non blocca e non controlla.
Poi, al di là di queste indebite ed inaccettabili ingerenze, è evidente che l’Italia si è meritata tutte, o quasi, le critiche che provengono dall’estero. Politici incapaci non hanno tutelato la nostra agricoltura, funzionari incapaci hanno visto, senza far nulla, il flusso dei finanziamenti europei prendere la rotta verso la Spagna. Imprenditori di scarsa lungimiranza non hanno fatto alcunché per utilizzare in modo proficuo le risorse europee che, comunque, sono arrivate anche in Italia. E giovanotti fannulloni e presuntuosi hanno evitato di prepararsi adeguatamente. Mentre quelli che lo hanno fatto, troppo spesso sono partiti seguendo offerte internazionali molto più convenienti.
Possiamo aggiungere corruzione, mancanza di volontà (o di capacità) nell’affrontare la criminalità organizzata, una magistratura dalle sentenze imbarazzanti, una criminalità indisturbata anche quando non è legata ai clan, una scuola pessima. Un elenco pressoché infinito.
Diventa quindi paradossale un eventuale veto di Mattarella nei confronti di nomi di ministri indicati dai gialloverdi, soprattutto dopo che il presidente ed i suoi predecessori non hanno fiatato di fronte a indicazioni di ministri pessimi, inadatti, incompetenti.
Dunque il veto non sarebbe nei confronti di una persona ma di una idea approvata dalla maggioranza degli elettori.
Non basta che gli opinionisti di quotidiani sempre meno letti non amino Salvini e Di Maio. Occorrerebbe qualche motivazione più seria per schierarsi contro gli italiani.