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San Raffaele contro Burioni. Il Codacons: Conflitto di interessi

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Non finisce la polemica tra il virologo Roberto Burioni e l’ospedale San Raffaele di Milano. Il motivo della contesa è il sovraffollamento delle strutture sanitarie causa Coronavirus. Aumentano i contagi e le terapie intensive, i ricoveri superano il picco di aprile e gli ospedali sono vicini al collasso: di fronte a questo scenario appare surreale lo scontro tra l’Università e il celebre virologo, Roberto Burioni, che invitava a non minimizzare il Covid. Niente panico, ma la situazione è grave.

Pochi giorni fa il virologo aveva attaccato via Twitter le fake news sull’argomento scrivendo: “Alcuni dicono che i pronto soccorso sono affollati da persone in preda al panico, e può essere vero. Ma quelle centinaia di persone che finiscono ogni giorno al cimitero a causa di COVID-19, sono spinte dal panico? Basta bugie. Basta bugie. Basta Bugie”.

Il Gruppo San Donato e l’università Vita-Salute San Raffaele” di Milano “si dissociano dal pensiero del professore, in quanto le sue considerazioni sono del tutto infondate dal momento che non è a conoscenza della realtà clinica che si vive nei pronto soccorso e nei reparti Covid”.

Fa inevitabilmente parecchio “rumore” la forte presa di distanze da parte del San Raffaele nei confronti del virologo che lavora per lo stesso Gruppo.

Burioni nel suo tweet con molta probabilità si riferiva proprio al primario di Terapia Intensiva, Alberto Zangrillo e al direttore della Clinica Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti. Nella replica dell’azienda e dell’ateneo si legge ancora: “Pur riconoscendo l’autonomia di espressione, il Gruppo San Donato e l’università Vita-Salute San Raffaele lo invitano a considerazioni più rispettose della verità e del lavoro altrui”.

Nella polemica tra Roberto Burioni e il San Raffaele di Milano, interviene il Codacons. E lo fa attaccando il virologo: “Chiudere il profilo Twitter di Roberto Burioni – ha chiesto appunto il Codacons – dopo l’ennesima inutile polemica da lui sollevata in tema Covid, che ha acceso lo scontro con il gruppo ospedaliero San Donato e l’università Vita-Salute San Raffaele. Ancora una volta Burioni non perde occasione per tacere e accendere tensioni in un momento delicatissimo per la sanità italiana e per il paese – si legge nella nota -. Mentre i pronto soccorso delle città italiane sono al collasso, il virologo diffonde messaggi del tutto sbagliati che vengono sconfessati dallo stesso gruppo per cui lavora Burioni”.

Il Codacons attaccò Burioni già a maggio “la motivazione fondamentale è un forte conflitto d’interessi, che ravvisiamo da tempo” afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi. La storia della “lotta” del Codacons al virologo ha radici lontane, addirittura dal governo Renzi.

Burioni è oggetto di numerosi esposti da parte del Codacons, tutti aventi ad oggetto il conflitto di interesse del virologo e la sua massiccia presenza in tv a causa di “presunti rapporti con case farmaceutiche”. Burioni risulterebbe titolare di numerosi brevetti e tutti sembrano essere sponsorizzati da grandi case farmaceutiche, come anche le sue pubblicazioni: “ad esempio il suo libro Il vaccino non è un’opinione, pubblicato a settembre 2016, risulterebbe sponsorizzato da colossali aziende farmaceutiche come GlaxoSmithKline Biological e Sanofi-Pasteur MSD”.

Secondo il Codancos, Burioni sarebbe stato autore del progetto Dalla vaccine hesitancy alla vaccine recovery, finanziato con il contributo incondizionato di Merck&Co erogato da MSD Italia, un’altra casa farmaceutica che avrebbe versato alla fondazione Lorenzini per questo progetto ben 352.000 euro nel 2017. Molto ha fatto discutere la presenza di routine di Burioni nello studio della trasmissione Rai Che tempo che fa, la sua sovraesposizione mediatica ha attirato tante critiche. Bisognerà vedere ora se a fronte di un’emergenza sanitaria dove la correttezza dell’informazione è di primaria importanza per la salute, la tv pubblica riterrà la trasparenza sul tema doverosa o se invece ricorrerà a una risposta piuttosto nota a Viale Mazzini: i budget di produzione sono coperti da segreto industriale.

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