Le reazioni sui social di fronte alle indiscrezioni relative ad un presunto incarico di Ronzulli come ministro della Sanità sono la dimostrazione dell’attenzione verso un settore estremamente delicato ed ampiamente distrutto da una serie di ministri incapaci. Con la collaborazione di funzionari altrettanti inetti. Ma il disastro inizia a monte, nelle università. Il numero chiuso ha portato ad una carenza di medici, a cominciare dai medici di base ridotti, in troppi casi, a semplici compilatori di ricette o di richiedenti di analisi e visite specialistiche.
Capita di arrivare in uno studio del medico di base e trovare il lettino occupato da libri ed oggetti vari, tanto per far capire allo sfortunato paziente che non ha nessuna speranza di essere visitato. E ci sono paesi privi del medico, per pensionamenti e mancate sostituzioni. La conseguenza è che si intasa il pronto soccorso per sciocchezzuole che potrebbero e dovrebbero essere risolte facilmente dal medico di famiglia.
Il pronto soccorso, a sua volta, è penalizzato dalla carenza cronica di medici ed infermieri che, per di più, devono fronteggiare tossici, ubriachi, senza tetto che lo ritengono il luogo ideale dove trascorrere la notte. Basterebbe un briciolo di competenza in più da parte del ministro degli interni e dei prefetti per far sì che questo esercito di abusivi vada a peggiorare ulteriormente la situazione di chi, al pronto soccorso si reca perché sta male davvero.
Quanto agli ospedali, nel corso degli anni si è proceduto a chiusure ed accorpamenti. Ma invece di ottenere una maggiore efficienza, e grandi risparmi, si è solo peggiorato il servizio. Gli italiani non vivono solo in grandi città e le località periferiche sono spesso penalizzate. Se poi si considera lo stato della viabilità nazionale, è evidente che chi abita lontano da un ospedale rischia di perdere minuti preziosi in caso di urgenze.
Senza dimenticare che, nelle zone di confine, si sta rafforzando il frontalismo. I medici italiani vanno a lavorare oltralpe dove, per un numero di giorni di lavoro inferiori, guadagnano decisamente di più.
Mentre altri medici si licenziano dall’ospedale per rientrare nel medesimo ospedale con contratti diversi e pagati meglio.
Chiunque andrà ad occupare la poltrona del ministero avrà una montagna di problemi da risolvere. In una situazione economica complessiva drammatica. Con divari colossali di efficienza e qualità tra una zona e l’altra dell’Italia. E non basta sostenere che Ronzulli sarebbe comunque meglio di Speranza. È vero, ma serve qualcuno bravo, non soltanto migliore del predecessore.