Il 30 aprile del 1888 nasceva a Como Antonio Sant’Elia, uno dei più originali architetti italiani del Novecento.
Dopo aver frequentato le scuole tecniche – una vecchia branca di quella che diventerà la scuola media – e l’Istituto Tecnico, si diploma Capomastro. Seguirà poi studi irregolari presso l’Accademia di Brera, senza però diplomarsi. Nonostante ciò, assecondando la forte passione per il disegno e l’architettura che aveva fin da bambino, decise di aprire a Milano uno studio di architetto.
Cresciuto con la passione per l’atletica, partecipò a diverse gare, conciliando alla perfezione il suo culto per esercizio fisico e l’attività intellettuale.
I suoi disegni solo raramente si trasformarono in edifici, in quanto considerati troppo avveniristici e difficilmente realizzabili. Ma Sant’Elia non ne fu frustrato. Anzi trovò un ambiente favorevole presso i Futuristi che lo accolsero a braccia aperte. I primi contatti li ebbe nel 1910, presso il Caffè Cova di Milano, dove conobbe i pittori Umberto Boccioni e Carlo Carrà. Ma in seguito divenne grande amico di Filippo Tommaso Marinetti, che solo un anno prima aveva pubblicato su Le Figaro il famoso Manifesto.
Tale frequentazione diede nuovo impulso alla sua produzione.
Il suo periodo migliore è tutto concentrato nell’anno 1914, quando, dopo aver accettato l’invito dell’Associazione degli Architetti Lombardi, espose alcuni suoi schizzi in una sala della Permanente di Milano, ottenendo diverse segnalazioni di riviste specializzate. Negli ultimi giorni della mostra, Sant’Elia presentò le tavole della Città Nuova, intitolate “Stazione di aeroplani e treni”, “Sei particolari di spazi urbani”, “La casa nuova” e “La centrale elettrica in tre disegni e cinque schizzi d’architettura”. Queste ed altre sue opere influenzeranno in modo decisivo l’arte degli anni successivi. Per fare un solo esempio Fritz Lang si ispirò ai suoi lavori per disegnare le scenografie del film Metropolis.
Ma in particolare l’11 luglio dello stesso anno uscì su un volantino della direzione del Movimento Futurista uno scritto con il titolo “Manifesto dell’Architettura Futurista”.
Allo scoppio della Grande Guerra Sant’Elia partirà volontario insieme ad altri importanti esponenti del movimento Futurista inquadrati nel Battaglione Volontari Ciclisti. Quella che, nella descrizione giornalistica che ne fece Marinetti, sembrava una goliardica scampagnata, ben presto si trasformò in una faccenda ben più seria. Nel 1916 Sant’Elia fu trasferito sul fronte Vicentino dove ottenne una prima medaglia d’argento. Trasferito poi sul fronte del Carso, con l’incarico di costruire un cimitero per i caduti della Brigata Arezzo, il 10 ottobre guidò un assalto contro le linee nemiche nel corso del quale fu colpito mortalmente alla testa da un colpo di mitragliatrice. Si spegneva così sul nascere la carriera di uno dei più importanti esponenti del Futurismo.
Di lui restano i suoi straordinari disegni e il profondo apporto intellettuale che fornì alla cultura italiana.