3 marzo 2021, dopo una serata trascorsa a casa di amici nel quartiere londinese di Clapham Common, Sarah Everard scompare. Verrà ritrovata più di dieci giorni dopo, il 12 marzo, cadavere. Il suo corpo, martoriato e oramai irriconoscibile, è stato gettato in un bosco del Kent.
L’omicidio della 33enne londinese ha fatto indignare prima l’Inghilterra e poi il mondo intero. Perché questo non è un semplice caso di femminicidio. A ucciderla infatti non è stato un conoscente o un balordo, ma un poliziotto. La sfortunata Sarah lo ha incontrato nel tragitto verso la sua abitazione, magari pensando di potersi fidare.
La scomparsa di Sarah Everard
Sarah era una direttrice di marketing che viveva nel South London. Dopo una banale cena rientra a casa. Purtroppo come insegnano a molte di noi, non è bene camminare di notte da sole. Ma Sarah è al telefono con il suo fidanzato e ci rimane per 14 minuti; mentre una telecamera di un videocitofono registra il suo passaggio alle 21.18. Poi il buio, la scomparsa. Sarah non è arrivata a casa. Preso dalla preoccupazione il compagno, la mattina del 4 marzo, denuncia l’accaduto alla polizia.
Le indagini
È il 4 marzo: Scotland Yard setaccia la zona e chiede informazioni agli abitanti, utilizzando ogni social per cercare qualcuno disposto a collaborare. Perquisisce 750 abitazioni del Kent, draga gli stagni del circondario. Così le ricerche si estendono all’intera contea, ma niente. Sarah sembra svanita nel nulla.
L’arresto del poliziotto
Il 9 marzo la polizia ha un nome: Wayne Couzens. Si tratta di un agente di polizia del Comando di protezione parlamentare e diplomatica, l’unità incaricata a proteggere il parlamento e le ambasciate a Londra. Couzens è un uomo di 48 anni, padre di due figli. Ecco che l’indignazione serpeggia tra le forze dell’ordine, incredule. Ma Couzens non è di certo un santo: è già stato coinvolto in passato in almeno un episodio di atti osceni, non registrato tuttavia dai colleghi. Di certo, nessuno avrebbe notato il nesso tra l’indagato e Sarah Everard se non fosse stato per alcuni dettagli inquietanti. Le telecamere del quartiere di Clapham Common hanno seguito il passaggio dell’auto di Couzens per tutto il tragitto, fino al Kent, zona in cui abita l’agente. Inoltre, nei giorni successivi alla scomparsa della ragazza i colleghi hanno notato evidenti segni di stress.
Il ritrovamento del corpo
Il giorno seguente in un bosco di Ashford, nel Kent, vengono ritrovati in una borsa per lavori edili dei resti umani in condizioni che non permettono il riconoscimento. Solo con l’esito dell’esame delle prove dentali, avvenuto due giorni dopo, la triste scoperta: il corpo appartiene a Sarah Everard. La polizia convalida l’arresto di Couzens, mentre il vicecommissario di Scotland Yard dichiara: “Il fatto che ad essere arrestato sia un ufficiale di polizia metropolitana in servizio è scioccante e profondamente inquietante”. Ora l’assassino è stato indagato per rapimento e omicidio, resterà nel Belmarsh -carcere di massima sicurezza- almeno fino al 25 ottobre, data del processo.

L’opinione pubblica e le veglie a sostegno
La morte di Sarah ha fatto scattare una molla in moltissime donne, che si sono radunate per ridare dignità alla ragazza. Un interrogativo comune: perché dobbiamo aver paura di camminare da sole? Il corteo si è riunito a Clapham Common a manifestare con fiori, cartelli e poesie dedicate alla giovane e con l’intento di “riprendersi le strade“. Alla commemorazione non autorizzata ha preso parte anche Kate Middleton, la duchessa di Cambridge, che ha deposto un fiore in ricordo di Sarah.
La seconda manifestazione avvenuta ieri sera, dopo una prima sfociata in una dura repressione da parte della polizia, è stata dedicata a un disegno di legge in tema di controlli da parte delle forze dell’ordine. Una legge, che se approvata, consentirebbe a questi ultimi maggiori poteri per bloccare le proteste non autorizzate.
Ma una domanda rimane: perché dovremmo avere paura di camminare per strada? Non sarebbe più facile insegnare a rispettare gli altri, uomini e donne, e a vederci meno come oggetti e più come persone? Di certo, non è quello che ha pensato Wayne Couzens.