Cristiano Ronaldo ricoperto d’oro dai sauditi ed il popolo politicamente corretto si indigna: questo non è più sport. Strano che la medesima indignazione non scatti mai di fronte a cifre, inferiori ma neppure di tanto, pagate negli Stati Uniti per sportivi locali o di importazione. Evidentemente il politicamente corretto impedisce di usare i medesimi metri di giudizio quando si tratta dei padroni d’oltreoceano. Comunque è vero, questo non è più sport.
Ed i sauditi non strapagano Ronaldo affinché faccia la foca ammaestrata in un campionato di scarsissimo livello tecnico e di nessun interesse agonistico. Non è la Cina che vuole dominare il mondo anche nello sport e non gradisce le sconfitte in qualsivoglia disciplina. L’Arabia Saudita si limita ad investire su Ronaldo per una costosissima operazione di soft power. Una operazione che, inevitabilmente, comporterà mega investimenti in immagine, ben al di là dell’ingaggio del campione portoghese ormai a fine carriera. E, non a caso, Ronaldo incasserà mezzo miliardo di euro (che si aggiungeranno ai 400 milioni per giocare due anni) anche dopo aver appeso al chiodo gli scarpini.
In fondo quella di Riad è la risposta inevitabile al gelo diplomatico che si è creato tra Biden e il principe ereditario Mohamed Bin Salman. Con spostamento dei sauditi verso nuovi rapporti con Russia e soprattutto Cina. Un nuovo equilibrio geopolitico e geo economico che richiede anche una nuova immagine. Non più un Paese vassallo di Washington bensì un Paese che vuole essere protagonista del futuro. Con una diversificazione degli investimenti in previsione dei minori introiti per la vendita del petrolio.
In questa fase i concorrenti più temibili per Riad sono proprio i vicini di casa, a partire dal Qatar. Perché anche Doha è impegnata a rifarsi l’immagine. Ed ha utilizzato proprio il calcio per farsi conoscere ed apprezzare, al di là dei soldi distribuiti generosamente a Bruxelles. E poi c’è Dubai, che ha appena annunciato un piano di investimenti da 8.700 miliardi di dollari in 10 anni per diventare la terza piazza finanziaria mondiale. Ma si punta anche ad accrescere i flussi turistici e per questo è stata abolita la tassa sugli alcolici e si è spostato il fine settimana che non comprende più il venerdì ed il sabato bensì il sabato e la domenica, in linea con le abitudini occidentali.
Dunque tutta l’area è in frenetico movimento. Ed è impressionante il confronto con la sonnecchiante Europa o con una Russia che non ha ancora capito cosa sia il soft power e a cosa serva. Mentre a Washington si è convinti che basti mostrare i muscoli od organizzare una ribellione locale o una guerra per procura.