È inaccettabile che un centro di analisi possa valutare le propensioni politiche degli iscritti a Facebook
Già, un lavoro davvero improbo e che richiede chissà quali accessi misteriosi ad aspetti estremamente riservati.
Una clamorosa e indecente violazione della privacy.
L’attacco mediatico contro Facebook è, in realtà, una clamorosa bufala politica
Perché solo degli illusi profondamente ottusi possono credere alla privacy in rete.
Si indignano, oggi, quelli che su Facebook pubblicano le foto più intime, commentano ogni avvenimento pubblico e privato, mettono like ad interventi politici di amici e conoscenti. E dopo aver raccontato al mondo fidanzamenti e rotture, assunzioni e liti in azienda, sogni di viaggi e paure per la violenza crescente, si stupiscono se un’azienda che si occupa di analisi si mette ad analizzare quello che è pubblico in rete.
Forse gli indignati di oggi sono gli stessi che si entusiasmano quando il supermercato offre loro degli sconti proprio per i prodotti preferiti
Che coincidenza! No, non si tratta di coincidenze ma di banali analisi dei comportamenti di acquisto. E non è un caso che sulle pagine di Facebook compaiano offerte di attrezzature sportive pochi secondi dopo che l’utente ha effettuato una ricerca in rete su materiale per lo sport.
Dopo aver raccontato al mondo le proprie emorroidi ed i successi erotici ci si indigna se, sulla base di quanto ciascuno ha raccontato di se’, una società ricava un profilo da utilizzare per la propaganda politica.
D’altronde si è fatto di tutto per cancellare le ideologie e trasformare la politica in un dentifricio da promuovere
Così i partiti-azienda si vendono come una saponetta, come un profilattico. E cercano i potenziali acquirenti che diventano elettori.
Nessun motivo per indignarsi, dunque.
Tutt’al più bisognerebbe porsi qualche domanda su alcune strane coincidenze
La Cambridge Analytica è vero che è una società americana, ma deve il suo nome alle ricerche ed agli studi di universitari di Cambridge, in Gran Bretagna. La stessa università di Cambridge che ha spedito Giulio Regeni a crepare in Egitto incaricandolo di ricerche estremamente pericolose, al limite dello spionaggio inconsapevole. E la Gran Bretagna è protagonista di questa truffa mediatica relativa all’avvelenamento di una spia russa doppiogiochista.
Londra è impegnata a sfasciare l’Unione europea, con l’appoggio degli Usa
E per questo ha bisogno di impedire un riavvicinamento tra Mosca e l’Unione europea proprio mentre gli Usa vogliono imporre dazi alle merci europee ma non a quelle inglesi.
A Teresa May, però, Trump non piace. E fa comodo dimostrare che Cambridge Analytica ha lavorato a vantaggio di Trump in America.
Delegittimare tutti gli avversari. Se poi si dimostrasse che Zuckerberg ha venduto pacchetti di azioni di Facebook poco prima del crollo in Borsa, la vicenda diventerebbe ancora più inquietante.
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Bravo. Niente è più geniale di ciò che è evidente. Lectio magistralis su argomenti colpevolmente trattati coi piedi da tutti