Berenice D’Este scrittrice torinese di fiabe e di racconti ha ottenuto lusinghieri riconoscimenti tra cui il Premio H. C. Andersen e il Concorso Europeo di Narrativa Miguel De Cervantes. Come attrice e autrice di teatro ha recitato con vari gruppi torinesi e allestito diversi spettacoli e con il lavoro teatrale “Condominio 13 bis” si è qualificata fra i vincitori nella sezione dedicata all’inedito teatrale del Premio Nazionale “Mario Conti” di Firenze.
L’opera teatrale è stata pubblicata da Neos Edizioni con il titolo “Condominio in scena” (€uro 14,00 p. 111), che individua perfettamente lo spirito del testo, che possiede il valore aggiunto d’illustrare anche i modi di operare di regista e autrice, i passaggi attraverso cui si arriva allo spettacolo, frutto di un’alchimia esperta, nata dalla rispettiva rielaborazione della drammaturgia classica e contemporanea, che non appesantisce il volume, ma lo rende più stimolante e accattivante.

L’azione si svolge presso i locali comuni di uno stabile, in cui cinque personaggi femminili e quattro maschili (una Signora, un Signore, la Portinaia, il Signor Alfredo, la signorina Egle, il Giovane greco, la Sorella di Egle, la Cognata della Portinaia, Jorgos) a causa dell’ascensore guasto e del disagio che ne deriva, sollevano il coperchio dei rispettivi vasi di Pandora, da cui scaturiscono i loro démoni personali, intessuti di pregiudizi, luoghi comuni, tic nervosi, espressioni psicologiche che in una girandola infernale ritraggono le paure e le ossessioni contemporanee come la paura dell’altro da sé.
La discesa all’inferno costellata da uno stillicidio di gocce velenose che colpiscono a turno i personaggi, le cui alleanze si rompono e si riformano, in un gioco al massacro sempre più incontrollato e incontrollabile, sembra inevitabile e senza speranza. Un colpo di scena inaspettato, ribalterà la situazione, e sarà proprio lo straniero, come un nuovo Virgilio, a trovare la chiave che permetterà agli altri di liberarsi delle camicie di forza che imprigionano le loro anime, in un finale dionisiaco e liberatorio, aperto alla speranza e al riscatto.
Berenice D’Este è riuscita a costruire un edificio teatrale in cui rifluiscono gli elementi migliori del teatro classico e contemporaneo, dosando armoniosamente dramma e ironia, surreale e grottesco, in una polifonia corale che coinvolge appassionatamente chi legge, rendendolo partecipe e protagonista con la mente e con il cuore, in una coralità viva, che senza cadere nella trappola didascalica, lo compenetra e lo spinge a interrogarsi su di sé e sul mondo.