“Eravamo stati facili profeti, nel segnalare che la guerra all’Ucraina si sarebbe presto trasformata in un nuovo e sciagurato «scontro di civiltà»”. Come non dare ragione ad Antonio Polito che, sul Corriere della Sera trasformato nell’organo ufficiale del Ministero della Verità, mette in guardia contro i rischi di un odio che sta crescendo senza controllo?
D’altronde l’Italia era stata da subito in prima fila nell’esasperazione dello scontro di civiltà. Perché in nessun altro modo poteva essere definito il comportamento ignobile di Beppe Sala, sindaco di Milano, che aveva cacciato i musicisti russi dalla Scala. Colpevoli di aver organizzato la guerra in Ucraina? Di essere scesi in piazza per difendere la maggioranza russofona del Donbass? Macché, colpevoli di essere russi. Va beh, se si parla di civiltà e cultura non ci si può abbassare a livello di un Sala qualunque.
Però, sempre a Milano, l’Università aveva bloccato le lezioni su Dostoevskij. E questo cos’è se non uno scontro di civiltà? Quali responsabilità avevano i tennisti russi che l’eroico Malagò aveva cercato (inutilmente, poiché a livello mondiale non conta nulla) di escludere dagli internazionali di Roma? Quali responsabilità avevano i giocatori di calcio, i ballerini, i cantanti, i letterati? Tutti esclusi, espulsi, cacciati. Questo è lo scontro di civiltà. E poi si sono aggiunti gli yacht sequestrati, insieme alle ville, di russi colpevoli di aver investito montagne di denaro per trascorrere le vacanze in Italia.
Ma tutto questo, ovviamente, a Polito ed al Ministero della Verità non interessa. Anzi, il governo che dà la caccia ai cantanti russi e stila liste di proscrizione degli italiani non atlantisti – utilizzando il Corriere della Sera per divulgarle – si offende quando i russi protestano per questi comportamenti indecenti.
Così Polito può indignarsi, ma non sorprendersi perché lui era stato “facile profeta”, per lo sfogo di Medvedev che dichiara di odiare gli occidentali. Perché, per il Corriere, l’ex presidente ed ex premier dovrebbe accettare espulsioni, sanzioni, esclusioni senza reagire. Anzi, ringraziando e baciando la mano che lo colpisce. Perché le sanzioni decise da Washington ed applicate dall’Italia servono ad educare i russi. L’Occidente li punisce per migliorarli e loro, ingrati, osano minacciare ritorsioni.
Ma al di là delle idiozie del Ministero della Verità e dei suoi chierici, è evidente che a Mosca continuano a non avere la più pallida idea di come si debba usare la comunicazione. La controinformazione. Eppure era l’Urss la capitale mondiale della “disinformazia”, ma al Cremlino non hanno imparato la lezione dei vecchi maestri. Troppo attenti ad accumulare denaro ed a spenderlo in perfetto stile Occidentale per potersi impegnare sul fronte del soft power.
Così non riescono neppure a contrastare gli atteggiamenti razzisti di Sala, l’indignazione razzista di qualche consigliere regionale piemontese. Eppure non sarebbe troppo difficile. L’informazione del Ministero della Verità fa talmente schifo da essere riuscita a far calare in Italia il tifo per Zelensky e per l’Ucraina. Che non si è trasformato in tifo per Putin (comunque lievemente aumentato) ma in sostanziale indifferenza. Ennesima lezione che i media italiani di regime non impareranno.