“Scrittori in uniforme” è un’espressione di Max Eastman, citato nel libro di Victor Serge “Memorie di un rivoluzionario” il quale aggiunge:
La messa in uniforme degli scrittori russi richiese anni interi e la libertà creativa sparì nello stesso tempo che la libertà di opinione, a cui è necessariamente congiunta.
Lo sviluppo tragico della Rivoluzione d’Ottobre finì con la repressione nel sangue del pensiero, o questo a sua volta finì nella sua totale sottomissione al totalitarismo comunista.
In un suo articolo, Augusto Grandi evoca Ferruccio De Bortoli, e più precisamente, di fronte all’appello di quest’ultimo per una nuova classe dirigente colta e formata, fa notare come lo Stesso continui a difendere la stessa oligarchia di cui fa parte.
Questo è il problema che affligge la cultura e l’informazione nel nostro Paese: un apparato di controllo in mano alla sinistra la quale, dopo aver devastato la scuola di ogni ordine e grado, aver infiltrato i suoi uomini in tutte le istituzioni artistiche ed editoriali, aver innalzato un cordone di censura nei confronti di ogni opera e voce dissenziente, ora si erge a protettrice di quella libertà e di quella cultura che ha allegramente distrutto.
In Italia, lo scrissi in tempi non sospetti, non esiste una cultura di sinistra, ma un potere organizzato e pervasivo di sinistra per sorvegliare e manipolare la cultura, non senza l’idiota complicità della destra che si è dimostrata debole o assente di fronte a questo spettacolo demolitorio.
Quando Victor Serge chiese a Gor’kij se fosse arrivato il momento della deportazione, questi rispose: “Lo credo. In altri tempi lo scrittore russo non aveva da temere se non il poliziotto e l’arcivescovo; il funzionario comunista di oggi è assieme l’uno e l’altro; vuole sempre cacciarvi le sue sporche zampe nell’anima”.
Ecco, la sedicente cultura in Italia è stata ulteriormente avvilita nella gestione di delatori e sacrestani; così come nella scuola, i cantori del Sessantotto adesso sono i sostenitori della disciplina, della selezione, della filosofia, della letteratura contro la deriva tecnicistica e antiumanistica.
Diciamo che tutto questo è fastidioso. Senza un minimo di ritegno si offrono come salvatori attuali gli stessi barbari del passato.
Non possiamo permettere che i sicari non solo della cultura, ma dello stesso pensiero, si approprino di questa opportunità. La resa di fronte al loro fallimento deve essere senza condizioni. Chi ha desertificato la coscienza dei giovani ed ha abbondantemente subornato il senso critico di intere generazioni, non ha diritto di parola.
Gli intellettuali organici hanno tradito la verità, ora non possono spacciarsi per i suoi riabilitatori.
Ferruccio De Bortoli ha scritto una presentazione ad un libro di Jacques Julliard, editorialista del “Nouvel Observateur”, il quale su Il Giornale del 15/1/2009 disse testualmente: “La democrazia è un compromesso. Si deve fare a meno dell’onore”.
Tutto chiaro. Lo avevamo capito da tempo.