Premetto che sono pregiudizialmente prevenuto nei confronti di Massimo Introvigne, sarà perché la sua impostazione socio-politica nell’analisi del mondo e delle sue rappresentazioni non è mai entrata in assonanza con le mie corde ideologiche e filosofiche.
Ma la sua intervista nel libro di Francesca Musacchio – La trattativa Stato Islam – ha un che di pericolosamente esilarante che giunge al limite del proponimento grossolano e della grottesca superficialità.
Non potendo approfondire le singole esternazioni devo limitarmi a riportare alcune chicche sedicenti culturali e rilevarne l’inadeguatezza – tanto per usare un delicato eufemismo.
Un controllo stretto sulle moschee e sul loro finanziamento può apparire vessatorio, ed “esaspera i musulmani e favorisce il terrorismo”. Della serie: controllare l’adeguatezza e la corrispondenza legale dei siti di culto e i passaggi di denaro in entrata e in uscita dall’Italia irrita il mondo islamico e incoraggia l’incazzatura dei suoi aderenti con il rischio di sfociare reattivamente nella violenza.
Il terrorismo in Italia non ha avuto le esplosioni di altri paesi europei in quanto la “Chiesa Cattolica” e la “Caritas.. ogni giorno nutre e veste decine di migliaia di musulmani”. In termini più pratici e quotidiani, se uno Stato desse più soldi ed eroina ai tossicodipendenti questi non sarebbero costretti a spacciare e a rapinare per mantenersi; altresì, se lo stesso Stato non pressasse con i controlli polizieschi cantieri, imprese e attività commerciali, la ‘ndrangheta e la mafia non dovrebbero ricorrere al traffico illecito e al riciclaggio di denaro per mantenersi.
“Penso che il fondamentalismo islamico, quando si esprime in partiti politici, sia una forza politica legittima, del resto sostenuta da percentuali significative o dalla maggioranza degli elettori in vari paesi. Anzi, canalizzare l’espressione del fondamentalismo in partiti politici favorisce la sua normalizzazione”.
Qui il mio già precario aplomb viene meno e scaturisco. In quale visione psichedelica, in quale condizioni onirica Introvigne ha individuato questa opportunità.
Forse dovrebbe occuparsi di più di strategia militare, di guerra asimmetrica, di tattiche di infiltrazione e camuffamento prima di proferire certe amenità irenistiche. Basterebbe che studiasse la condizione olandese con la vittoria del Denk, primo partito islamico con il 19% dei consensi, e analizzare le sue proposte politiche e sociali, per capire come mai sia considerato “la quinta colonna islamica nel tessuto politico olandese”.
“La legge francese contro il velo ha favorito la propaganda dell’Isis”, mentre “la tolleranza italiana ha ostacolato il terrorismo”.
Grande Introvigne! Perché non concedere anche di aggiungere anche la jambiya – il tradizionale pugnale yemenita – e il kalashnikov all’abbigliamento tradizionale islamico, e la lupara alla coppola al sud, e il dirndl tirolese associato al moschetto in Alto Adige. Se tutto concedi all’altro, l’altro non si stizzisce. Un’analisi antropologica, etnologica e di alta sociologia.
“Una nozione sbagliata di imam, paragonato al parroco o al vescovo, mentre per l’Islam spesso è poco più di un sacrestano”.
E qui cadono le braccia, visto che il resto è già tracollato, a pensare che Introvigne è un esperto di religioni e di altri culti. L’imam è la guida spirituale, colui che corregge gli errori e definisce il rituale della preghiera, un assistito da Allah nonché rappresentante politico come è stato, ad esempio, Khomeini.
Altro che sacrestano! esimio rappresentante dell’Osce, eminente coordinatore per il Ministero degli Esteri, nonché consulente in materia di “proprietà industriale”, specializzato in “proprietà intellettuale” (qui è gradito il punto di domanda).
Se questo è un esperto del problema Stato-Islam, siamo in una botte di ferro – nel senso concreto alla Attilio Regolo, e che Dio ce la mandi buona.