Prendi un commentatore Rai, emittente pubblica. E mettilo a commentare una partita di calcio, teoricamente una manifestazione sportiva. Il signore in questione, pagato con i soldi di tutti i cittadini a prescindere dalla collocazione politica, si dedica a valutare non la prestazione sportiva ma l’atteggiamento dei calciatori in relazione alla scelta di manifestare a favore degli afroamericani (ignorando un cittadino lucano, sfortunatamente bianco, assassinato nello stesso modo di Floyd).
Metti che questo commentatore abbia anche una società di comunicazione. Alla quale fa riferimento il candidato sindaco di Torino per il Pd. E metti che questo commentatore sostenga, nella tv pubblica, le medesime posizioni sostenute dal candidato sindaco che viene appoggiato per motivi professionali.

Se esistesse un’opposizione, e non un’oppofinzione, qualcuno si degnerebbe di evidenziare un palese conflitto d’interesse. O, perlomeno, una evidente questione di opportunità. Invece niente. Il commentatore, in attesa di mescolare fuorigioco e Ddl Zan, calcio di rigore e Ong, è già riuscito nell’impresa di spaccare il mondo dei tifosi della nazionale.
Ma è una strategia di comunicazione sicuramente vincente: mancando un programma decente per il candidato torinese, occorre puntare esclusivamente sullo scontro continuo. Buttare tutto in caciara per far dimenticare i disastri provocati dalla sinistra a Torino. Il Sottosistema privo di idee è costretto a cercare la rissa.