Il filoamericanismo della famiglia di governo (presidente del consiglio, ministro cognato, sorella leader di partito, compagno opinionista) è decisamente fastidioso ma, perlomeno, il ministro miracolato potrebbe trarre profitto dallo studio che l’Economist (altro faro per la famiglia al governo, benché britannico) ha dedicato ad un aspetto della povertà negli Usa. Eh sì, si sorprenderanno i componenti della famigliola felice e di potere, ma anche nel loro paradiso terrestre d’oltreoceano esiste la povertà.
E, come riporta il Corriere citando la ricerca dell’Economist, è considerato povero chi spende più di un terzo del proprio stipendio per l’abitazione. Che si tratti di un affitto o di un mutuo, poco cambia. Anche aumentando al 40% la soglia relativa all’Europa, qualcuno al governo dovrebbe cominciare a porsi delle domande. A partire da quella a cui hanno risposto molti professori che hanno rifiutato la cattedra nelle scuole delle città del Nord perché, con lo stipendio, non avrebbero potuto pagare affitto, vitto, bollette. E magari anche le spese per farsi una vita normale.
Il cognato miracolato, però, non ha fatto questi facili conti. Lui ha sparato l’idiozia stagionale sostenendo che i poveri mangiano meglio, comprando cibi sani dai produttori. Milano è piena di contadini, di allevatori, di frutticoltori. Esci da scuola in zona San Babila e, a pochi metri, trovi anche il pescatore che è appena rientrato con il carico di orate e branzini. Ma, se sei un lavoratore con salario povero che piace al governo, ti limiterai ad acquistare le sardine pescate nel mare lombardo che fanno bene e sono a km zero.
A Torino, invece, a due passi da palazzo Reale il felice lavoratore povero ha la possibilità di acquistare a poco prezzo i pomodori coltivati in via Roma. E le pesche raccolte al Valentino. A Genova, per risparmiare, si alternerà il pesce con la carne dei maiali che pascolano nel porto antico o con i fagioli coltivati in via del Campo.
Come non fidarsi dei consigli per gli acquisti del ministro miracolato? Magari qualcuno potrebbe spiegargli che, nei supermercati torinesi, un litro di latte fresco si paga 2 euro. Ed il pane fresco ha prezzi da gioielleria. Forse, però, pane e latte sono alimenti cattivi riservati ai ricchi..