Il nostro direttore Augusto Ottimo Massimo, qualche giorno fa, proprio su queste colonne, ricordava come i media di servizio preferiscano occuparsi di saluti romani ai funerali e di vetrine rotte, scambiate per attentati neofascisti, piuttosto che dei reali problemi che affliggono la nostra deturpata Patria.
E sembra proprio che l’argomento del neofascismo (o se preferite del vetero fascismo), appassioni in modo particolare i giornalisti delle maggiori testate italiane.
Sul Corriere della Sera del 2 settembre è infatti uscito un articolo di Antonio Carioti così titolato: “Salgari indigeribile per le camicie nere”, nel quale si discetta sul “fondamentale” rapporto tra lo scrittore veronese di avventure e il mondo fascista e addirittura prefascista, con citazioni di Mussolini (ça va sans dire!), Margherita Sarfatti, la studiosa inglese Ann Lawson Lucas e altri.
La tesi che si vorrebbe dimostrare non è ben chiara, frutto evidentemente del fatto che, oggi come allora, alcuni amavano Salgari ed altri no; per cui risulta che, durante il Ventennio, alcuni lo osteggiassero mentre altri lo amavano alla follia.
Tuttavia continua a sfuggirci il motivo per cui una questione così controversa e (detto fra noi) così poco interessante, trovi spazio sulle pagine del più importante quotidiano italiano.
Ma non è tutto.
Su La Stampa del 4 settembre, in margine ai commenti sulla Mostra del Cinema di Venezia, usciva un articoletto di Steve della Casa che si domandava se il regista statunitense Don Siegel fosse da considerarsi un grande artista, visto che tutti lo consideravano, e lui stesso si considerava, un reazionario.
Il discorso si allarga poi ad alcune dotte disquisizioni riguardanti John Wayne: era o no un grande attore anche se era un reazionario e un guerrafondaio? E che dire di Clint Eastwood? Il protagonista di diversi film di Siegel, tra il quali “Contratto per Uccidere”, ricordato e celebrato proprio nei giorni scorsi a Venezia, o il ben più noto ciclo dell’ispettore Callaghan, non ha mai fatto mistero delle sue simpatie, diciamo così, anti liberal.
Di fondo crediamo che continui a circolare negli ambienti giornalistici nostrani un pregiudizio antropologico/politico che tende a disprezzare qualsiasi espressione culturale che non sia in qualche modo riconducibile alla sinistra.
Un’assurdità, direte voi! Ma si tratta di un’assurdità che è sempre stata tale fin dai tempi in cui Togliatti, alla fine degli anni Quaranta, si era inventato il ruolo dell’“intellettuale organico”.
Però qualcuno dovrebbe ricordare che Togliatti, Stalin e persino Berlinguer sono morti da tempo. E, per parafrasare Woody Allen, anche la Sinistra politica dei giorni nostri “non si sente troppo bene”.
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Ciò che sfugge a “coloro” è che Salgari, con il ciclo dei Pirati della Malesia” fu il cantore di chi era contro le poliche coloniali inglesi. E con il ciclo dei Corsari esalto, sia pur indirettamente la dinastia dei Savoia. E in tutti i suoi romanzi esaltò il coraggio, la lealtà, il senso dell’onore e della fedeltà: non propriamente valori di “sinistra”.