Come ogni anno un esercito di giovani aspiranti studenti in medicina ha affrontato i test con domande che poco o nulla hanno a che fare con la professione sognata.
Come ogni anno solo una minima parte dei partecipanti potrà iscriversi. Come ogni anno si è fatto notare che il numero dei laureati non è sufficiente per sostituire i medici che vanno in pensione.
Dunque l’Italia dovrà affrontare una drastica riduzione nel livello di cure per una popolazione che invecchia e che avrebbe bisogno di più cure. Ma forse è proprio quello che vogliono Boeri e compagni: minori cure significa minori speranze di vita e meno pensioni da erogare.
Di fronte alla evidente assurdità della situazione, i rettori degli atenei si sono giustificati spiegando che la cancellazione del numero chiuso significherebbe una minore preparazione dei futuri medici. Peccato che all’anziano trascurato per la mancanza di dottori poco importi della qualità della preparazione di chi non incontrerà mai.
Comunque è vero che troppi studenti e pochi docenti rappresentano un problema sul fronte della preparazione. Ma invece di ridurre il numero dei laureati si potrebbe pensare ad un aumento del numero dei docenti. Ovvio che si andrebbe in direzione opposta rispetto ai tagli imposti da Monti su disposizione della Troika e poi proseguiti dai governi successivi.
Si tratta di capire cosa si vuole realmente.
Si punta alla salute dei cittadini o alla salute dei conti pubblici?
La scelta degli ultimi governi è stata chiara. Si taglia e peggio per i sudditi che osano ammalarsi. Tutt’al più, ma come estremo rimedio, si può ricorrere a medici immigrati dai Paesi più sfigati, a prescindere dalla preparazione.
I migliori laureati all’estero, ovviamente, andranno nei Paesi dove si guadagna meglio, e dove troveranno i medici italiani in fuga da una realtà fatta di guadagni sempre più risicati.
Gli altri, i meno preparati o quelli che hanno studiato in facoltà poco credibili, arriveranno in Italia. E Boeri potrà festeggiare.