“Ma che colpa abbiamo noi?”, cantavano i Rokes a metà degli Anni 60. Già, che colpa hanno gli uomini non più giovani di oggi che sono nati alla fine degli Anni 50 o all’inizio dei 60 ed hanno avuto la fortuna di trascorrere infanzie felici? Chi vive di invidia, di rancore, di frustrazioni più o meno represse non è il caso che si dedichi alla lettura di “Sento solo i miei passi”, secondo libro di Marco Bonini, edito da Il Canneto.

Dieci euro per 93 pagine di riflessioni brillanti ed ironiche, di giochi di parole, di perle di saggezza mescolate a ricordi sereni di vita famigliare a Genova, in vacanza in campagna dai nonni, sulle spiagge della Liguria, sulle montagne ayassine. Bonini si era già cimentato con questo insolito modo di raccontare nel suo primo libro, “Altre cose per la testa”. Ed ora prosegue sulla scia del successo ottenuto.
D’altronde ha una vita intera da condividere con il lettore. Che non troverà il rimpianto, il risentimento per gli anni fuggiti, ma solo la dolcezza del ricordo che ha accompagnato gli anni vissuti intensamente tra lavoro di prestigio, una splendida famiglia, le figlie che crescono. E poi la passione per la Vespa e le auto d’epoca, per le serate con gli amici.
Filosofia della vita, tra ostacoli da superare e superati, e la presenza rassicurante dei colori, dei sapori, degli odori di anni meravigliosi. I piccoli gesti, le attenzioni dei genitori, le prime letture ed i primi dischi di rock.
Che colpa abbiamo noi, se non dovevamo restare chiusi in casa per paura di un virus? Che invece di farci il vaccino contro il morbillo venivamo piazzati a fianco dei fratelli malati per essere contagiati e risolvere il problema? Che potevamo sbucciarci le ginocchia giocando a pallone per strada senza invocare l’intervento della protezione civile? Che ci picchiavamo prima di diventare amici per la pelle senza che le famiglie ricorressero al magistrato o all’Onu?

Ecco, l’autore è cresciuto in quegli anni, in quel mondo. Che, secondo le teorie di Ricciardi e Speranza, si sarebbe dovuto estinguere in pochi mesi. E poi Bonini ha trascorso gli anni della gioventù frequentando, nelle vacanze, una discoteca valdostana, Le Galion. La “peggior” scuola di vita per gente come Ricciardi e Speranza. La miglior palestra di vita per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerla.