Potrebbe essere la volta buona. Forse il centrodestra riuscirà, in questa settimana, ad individuare i candidati perdenti per Milano e Bologna. Dopo essere già riuscito a scegliere il ticket sconfitto a Roma. Ma, contrariamente a quanto sostiene il compagno Massimo Franco sul Corriere della Sera, il problema non è nella divisione tra i partiti, nella concorrenza tra Lega e Fdi, nella spaccatura tra governisti ed oppositori al governo di Sua Divinità.

Se fosse solo questo, non sarebbe neppure un grande problema. In realtà le difficoltà nascono per ragioni molto più gravi: la mancanza di una classe dirigente adeguata, credibile, presentabile con chances di successo. Di conseguenza il centrodestra deve affidarsi a candidati civici, con tutto ciò che comporta.
Perché un candidato di partito godrebbe del traino di un’area che, secondo i sondaggi, è maggioritaria in Italia. Mentre il civico deve, innanzitutto, costruirsi una visibilità che spesso non ha. Votare per un candidato di Meloni o Salvini significa approvare la politica nazionale dei due leader politici; per votare un candidato civico occorre capire quale sia il suo programma e spesso non è così agevole. Senza sottovalutare l’atteggiamento di alcuni civici che, ovviamente, vogliono i voti dei partiti ma si dichiarano lontani dagli elettori di questi stessi partiti.
Non è facilissimo ottenere consensi in questo modo. Si gioca esclusivamente sui disastri provocati dai primi cittadini uscenti, espressi dai pentapoltronati o dal Pd. Ma si rischia di favorire l’astensione, togliendo motivazioni agli elettori che si riconoscono nei partiti del centrodestra.

D’altra parte un’alternativa non c’è. I vari cerchi magici dei partiti hanno impedito in ogni modo che si formasse una classe dirigente di almeno discreto livello. Si è proceduto per cooptazione e non sono stati premiati i migliori. Così, quando si è arrivati alla scelta dei candidati per guidare le grandi città italiane, ci si è accorti di non avere nessuno da contrapporre anche a modesti esponenti del centrosinistra. Non era un problema di concorrenza tra formazioni ma una carenza generale di personaggi di qualità.
Inevitabile, dunque, rivolgersi ai civici, sperando che compiano il miracolo. Ma servirebbero civici davvero conosciuti, apprezzati sul territorio, credibili per aver fatto qualcosa di importante. Non personaggetti in cerca di quella visibilità che, a livello personale, non hanno mai avuto. Le difficoltà per individuare i nomi giusti non paiono un segnale di forza in vista di una probabile vittoria. Assomigliano di più alle prove generali per una resa che consegni tutte, o quasi, le grandi città al Pd ed ai suoi alleati.