Il grande scrittore Luis Sepulveda, si è spento il 16 aprile scorso, a Oviedo in Spagna. Era stato il primo malato illustre di coronavirus. Il Covid-19 insieme ad altre patologie pregresse gli è stato fatale.
Stava lavorando a un nuovo romanzo che dovrebbe intitolarsi “Agua mala”. A darne notizia è la sua casa editrice italiana, Guanda, non ancora in possesso del manoscritto. Lo scrittore aveva anche informato la sua traduttrice italiana, Ilide Carmignani, nell’ottobre scorso a Milano, di questo libro.
Il romanzo ha una trama fortemente ambientalista che in Sud America apre a nuove sfide. Descrive la grande industria dell’allevamento e i sovranismi marcati dal radicalismo religioso.
Ilide Carmignani era da oltre 28 anni traduttrice italiana di Sepulveda, perché lo scrittore voleva fosse lei a tradurre i suoi testi, le sue poesie e i suoi articoli di giornale. Il loro primo incontro era stato 26 anni fa, dopo la traduzione de “Il mondo alla fine del mondo”, secondo romanzo di Sepulveda.
Ilde ricorda l’ultimo incontro con lo scrittore nell’ottobre 2019, alla festa organizzata dalla sua casa editrice Guanda a Milano, in occasione del suo settantesimo anno di età: “stava benissimo e in quell’occasione mi ha parlato del nuovo libro che stavamo aspettando. Ma non so altro, non ho visto il manoscritto, mi sono tenuta libera per la traduzione. Scriveva più libri insieme. Mi raccontava della nonna livornese e del nonno mapuche.”
La traduttrice confida una curiosità sui libri del grande scrittore: “C’era una particolarità di Sepulveda. Usciva prima in italiano che in spagnolo. C’era una grande collaborazione con il suo editore Guanda. In Italia ha avuto un’accoglienza straordinaria. Tutti lo amavano ma i lettori italiani di più. È davvero un peccato che non ci sia in un momento terribile. Avrebbe avuto le parole giuste per indicare la direzione: il rispetto della natura, la solidarietà, la lentezza come nel libro della lumaca, il cibo come aspetto economico, sociale. Era un grande uomo, un maestro”.
Ilide Carmignani incontrava Luis Sepulveda tutte le volte che veniva in Italia “c’era un grande rapporto di collaborazione e rispetto per il mio lavoro”, spiega. La traduttrice ricorda il loro primo incontro e l’emozione per le sue parole “ti ho fatto venire per ringraziarti, sei la mia compagna di strada, di cammino.”
Tra gli splendidi ricordi, “la sua semplicità, l’intelligenza straordinaria e la velocità nel cogliere le dinamiche e capire le persone fuori dal comune. Diventavi parte della sua famiglia. Quando veniva a trovarmi con la moglie, la poetessa Carmen Yanez, anche lei molto impegnata in battaglie civili, voleva sempre un piatto di pasta di primo e un piatto di pasta di secondo, con un bicchiere di vino rosso del contadino. Amava le trattorie, suo padre era proprietario di una trattoria.
Sepulveda era un ottimo cuoco e aveva una capacità affabulatoria straordinaria. Ha scritto libri bellissimi, ma ascoltarlo mentre raccontava storie era meraviglioso”.
L’impegno per la democrazia i valori per la solidarietà, erano l’elemento cardine di Sepulveda e della moglie, anche lei colpita dal virus ma in forma più lieve.
Lo scrittore ci lascia un grande insegnamento, l’ultima rivoluzione rimasta in sospeso è quella dell’immaginario. Dobbiamo essere capaci di immaginare in quale mondo e società vogliamo vivere, e se vogliamo essere cittadini o consumatori. La felicità è un diritto umano. Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori e, se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo.