Ecofascismo e sette: L’Espresso è finalmente tornato ai bei tempi dell’invenzione delle trame nere. Ed è un peccato che i lettori del settimanale degli Elkann siano ormai ridotti a poca cosa perché la sequela di idiozie spacciate per “inchiesta” avrebbe meritato un grande pubblico. Le risate per l’accozzaglia di falsità avrebbero risollevato il morale a tutti gli italiani agli arresti domiciliari. Con il rischio, però, di una richiesta di Tso per la redattrice e per uno degli intervistati.

Ma l’aspetto più preoccupante di tutta la vicenda è che l’autrice si è laureata con il massimo dei voti alla Sapienza di Roma. Una macchia indelebile sull’ateneo. Perché si può essere faziosi finché si vuole, ma esistono dei limiti persino all’indecenza. Limiti che, in questo caso, sono stati ampiamente superati.
Ovviamente dall’Espresso non si può pretendere la capacità di distinguere tra fascismo e destra statunitense. Due mondi inconciliabili, ma non per un giornale degli Elkann. Però un briciolo di decenza non farebbe male quando si comincia a mescolare QAnon e New Age con Julius Evola, la misoginia con il cibo vegano, misteriosi adepti di sette “bionaziste” che, assicura la coppia di disturbati, “vivono nei boschi vestiti da hippy o contadini medievali”. Che non è proprio la stessa cosa, ma si vede che al corso di Storia Medievale la giornalista era assente.
E poi ci sono i pericolosissimi ecologisti che sognano un ritorno alla natura invece di entusiasmarsi per le città inquinate. Non è forse una dimostrazione di fascismo, questa? Ed è seccata, la giornalista, perché in Italia non si interviene preventivamente contro queste sette che rispettano l’ambiente. Perché dalla salvaguardia di un bosco allo stupro il passo è breve.

Ovviamente l’autrice fornisce le prove di questo pericolo esoterico ecofascista: “Le sette ecofasciste sembrano aver scelto il tedesco come lingua d’elezione”. Anche Goethe, ma è un dettaglio. E poi dove utilizzano questa lingua pericolosissima? “In Germania e Svizzera tedesca”. Carramba che sorpresa! Forse alla Sapienza, per laurearsi con il massimo dei voti, bisogna sostenere che la lingua “normale” in Germania e Svizzera tedesca è il portoghese, il mandarino, lo swahili.
Beh, se non arriva il Tso possiamo aspettarci autentici capolavori dalla coppia che ha partorito questa immondizia definita inchiesta.