Il massacro di Monaco di Baviera fu un enorme evento terroristico avvenuto nel 1972 durante le Olimpiadi estive. Si trattò di un attacco studiato a tavolino ed eseguito da 8 membri del movimento Settembre nero. Il gruppo affiliato all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina uccise undici atleti israeliani e un agente di polizia in meno di 24 ore.
Settembre nero, l’organizzazione terroristica che ideò il massacro di Monaco
Per comprendere la dinamica dell’attacco terroristico e le sue motivazioni è necessario conoscere l’organizzazione che ideò il massacro. Venne fondata nel 1970 in Palestina da alcuni giovani guerriglieri votati alla causa palestinese, anche conosciuti come feddayyin. L’organizzazione scelse il proprio nome – Settembre nero – in ricordo delle conseguenze del conflitto di Giordania; una dolorosa guerra tra il re Hussein e alcuni profughi palestinesi residenti nel territorio. Questi vennero accusati di essere gli autori di diversi attentati e, successivamente, sterminati dai soldati giordani. Inizialmente il gruppo si costituì come cellula affiliata al-Fatha e chiarì immediatamente le sue intenzioni. La vendetta portò il gruppo negli anni ’70 ad eseguire alcuni attacchi terroristici. Uno fra tanti la Strage di Fiumicino del 1973, in cui persero la vita 32 persone.
Il piano per massacrare gli atleti israeliani
Il 17 luglio, Abu Dawud andò in ricognizione a Monaco per vedere il villaggio olimpico, allora in costruzione. Tornò il 7 agosto con tutti i membri di Settembre nero per stabilire come sarebbe avvenuto l’attentato. Stando al piano, i terroristi si sarebbero dovuti dirigere verso gli alloggi scavalcando i cancelli. Così facendo avrebbero raggiunto le stanze degli atleti israeliani salendo l’uno sulle spalle dell’altro. Abu Iyad arrivò a Francoforte il 24 agosto eludendo i controlli aeroportuali e portando con sé due valigie colme di Kalashnikov.
Il 4 settembre il piano era pronto e doveva essere mostrato ai membri dell’organizzazione. La stessa sera si incontrarono in un ristorante di Monaco per ricevere gli ordini finali. Il piano architettato ad arte da Settembre nero doveva portare all’organizzazione visibilità, nessuno sarebbe dovuto morire. Proprio per questo motivo, i fucili e le bombe sarebbero serviti da diversivo o come armi da utilizzare in casi estremi. L’organizzazione consegnò a ogni membro una tuta sportiva per confondersi con gli atleti e una borsa decorata con motivi olimpionici.
L’attentato di Monaco
Per scrollarsi di dosso il peso dell’immagine della Germania nazista, le autorità decisero di mantenere i livelli di sicurezza molto bassi. La sorveglianza del villaggio olimpico era infatti affidata a volontari disarmati. Inoltre, gli Olys, come venivano chiamati questi addetti, erano addestrati a intervenire solamente in casi di risse.
Il 5 settembre alle 4 del mattino ebbe inizio il massacro di Monaco. Il commando di terroristi si arrampicò sulla recinzione, aiutato da alcuni atleti canadesi alterati dagli effetti dell’alcol. Una volta fatta irruzione nella palazzina israeliana uccisero Moshe Weinberg, allenatore di lotta greco romana, e Yossef Romano, sollevatore di pesi. Poi, successivamente, riuscirono a prendere in ostaggio i 9 atleti.

La trattativa e le negoziazioni durante il sequestro degli atleti
Alle 4.47 del mattino una donna delle pulizie in servizio sentì degli spari provenire dalla palazzina e telefonò prontamente all’ufficio di sicurezza. Una volta arrivato sul posto, l’addetto alla sicurezza notò un tale incappucciato con un Klashnikov in mano. Nessuno rispose alle richieste dell’Olys, mentre il corpo senza vita di Weinberg veniva esposto in strada. Passate le 5, i sequestratori gettarono dal balcone due fogli di carta contenenti delle istruzioni ben chiare: liberare, entro le 9, 234 detenuti nelle carceri israeliane e due terroristi della Rote Armee Fraktion, in Germania.
Il cancelliere tedesco, Willi Brandt, contattò prontamente il primo ministro israeliano, Golda Meir, per informarla di quanto stava accadendo. Meir rifiutò ogni negoziazione e offrì di inviare un esercito speciale per sventare l’attacco. La richiesta israeliana venne rigettata dal governo tedesco ed ebbe così inizio la lunga negoziazione tedesca con i feddayyn, i quali respinsero ogni controproposta.
Il fallimento del tentativo di salvataggio
Gli assalitori sventarono tutti i tentativi di irruzione delle forze dell’ordine. Ma la polizia non si perse d’animo e nelle ore successive provò nuovamente a salvare gli atleti, architettando un nuovo piano. Avrebbe invitato sequestratori e sequestrati a salire su due elicotteri che li avrebbero portati in aeroporto su un volo targato Lufthansa. L’intento dell’unità di crisi era quello di eliminare gli assalitori nel tragitto verso l’elicottero o, nel caso peggiore, una volta arrivati all’aeroporto.

Come stabilito, intorno alle 22 gli assalitori lasciarono il villaggio olimpico e atterrarono direttamente sulla pista, dove li aspettava un boeing con degli agenti in incognito. Mentre sulle torri di controllo altri agenti avrebbero ricevuto l’ordine di uccidere i membri del commando. Una volta a terra gli assalitori controllarono l’aereo, vuoto, e la polizia illuminò a giorno la pista. Da quel momento ebbe inizio la carneficina. Una sparatoria durata più di un’ora che si concluse con l’uccisione da parte di Settembre nero di tutti gli atleti israeliani. Persero la vita 17 persone tra atleti, 5 terroristi e un poliziotto tedesco.
La risposta israeliana al massacro di Monaco
La risposta di Golda Meir non si fece attendere. L’8 settembre l’aviazione israeliana effettuò raid aerei su alcune basi dell’Olp in Libano e Siria; mentre proseguivano le Olimpiadi estive. Tre membri del commando arrestati vennero rilasciati il 29 ottobre dello stesso anno e furono inviati in Libia. Una volta lì, Settembre nero organizzò una conferenza stampa in diretta mondiale. Ecco che “finalmente” l’obiettivo era raggiunto: avevano i riflettori puntati addosso.
Non contenta, Meir organizzò un’operazione denominata “baionetta” con l’intento di cercare le persone coinvolte nel massacro di Monaco. In particolare, nell’intervento battezzato “Operazione Ira di Dio”, nel 1979 l’intelligence israeliana uccise 8 membri del’Olp. Gli ordini di eliminare fisicamente ogni affiliato di Settembre nero proseguì e si iniziarono a contare diversi morti.
Il governo di Israele accusò la Germania di aver più volte ignorato l’allarme di possibili azioni terroristiche. Inoltre, non ancora soddisfatto, rese noti 45 documenti ufficiali riportanti l’impreparazione delle forze di sicurezza tedesche.
Chi erano i resposabili della carneficina?
A capo dell’organizzazione c’era Luttif Afif, noto come il negoziatore. Luttif, nato a Nazeret da madre ebrea e padre palestinese, si era laureato a Berlino. Lavorò per un periodo perfino come ingegnere alla costruzione dello stesso villaggio olimpico. I restanti sette membri dell’organizzazione furono reclutati nel campo profughi di Shatila, in Libano. A seguito di un duro addestramento in Libia, vennero mandati in Germania senza avere idea della missione che stavano per eseguire.
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