Cari lettori,
oggi vi presento un giovane artista emergente: Stefano Fiorina in arte “Sfiorinas”.
La prima volta in cui mi sono imbattuta nelle creazioni di Fiorina risale a qualche mese fa, durante la manifestazione artistica “TramaAosta”: ricordo ancora un salone gigantesco pieno di opere di diversi artisti ed ecco che la mia attenzione è stata immediatamente colpita dalle sue sculture brillanti, eccentriche e coreografiche.
Certamente degno di menzione è il progetto intitolato “I Portatori di Luce”. L’artista ci conduce per mano in un luogo immaginario fantastico dove i fiori sono essenza del tutto.
Questi “strani” fiori in carta nascono principalmente dall’esigenza di esplorare e scoprire la flora di un mondo immaginario, in cui predominano il colore, la luce, l’immaginazione e la fantasia. La creatività e l’immaginazione, secondo Stefano, sono senza dubbio le risorse umane più importanti. Senza di esse non ci sarebbe progresso e ripeteremmo sempre gli stessi schemi. Fiorina ci invita ad immergerci in un mondo nuovo, irreale e al tempo stesso iper reale dove non possiamo che godere della luce che il progetto tutto emana. Un progetto artistico in movimento che si propone l’obiettivo di interloquire con il fruitore della sua arte, uno scambio continuo tra arte e immaginazione soggettiva.
Così come i fiori vivono nella natura, il fruitore dell’arte di Fiorina immagina e viaggia grazie alle sue suggestioni e quindi vive.
L’artista promuove il riciclaggio che è la chiave di volta della sostenibilità ambientale, messaggio rivolto alle generazioni più giovani, ma anche a quelle più “mature”. Andy Warhol disse: “Credo che avere la Terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”, questa citazione, a parer mio, rappresenta benissimo il sotteso messaggio delle opere e del pensiero creativo di Sfiorinas.
Ora però addentriamoci in questo mondo intimo e immaginario del nostro artista, Buona lettura.
B: Come nascono i tuoi fiori di carta?
S.F.: I fiori di carta fanno parte di un progetto più ampio che si chiama “I Portatori di Luce”, un lavoro alla ricerca continua di un immaginario fantastico, i fiori nascono dall’esigenza di “esplorare e scoprire” la flora di questo mondo immaginario.
B: Che rapporto hai con questo materiale?
S.F.: I materiali che sto utilizzando maggiormente sono carta e plastica, sempre di recupero, ma tanta, tantissima carta. Per questo lavoro sto cercando di utilizzare il più possibile materiale di riciclo, la carta nello specifico perché di base è gratis, basta solo saper cercare, e poi se ne trova davvero in tante quantità, tipologia e dimensioni differenti. Col tempo ho imparato ad avere una buona sensibilità con la carta e quindi ad ora è una ricerca che voglio portare avanti.
B: Come hai iniziato ad intraprendere la carriera artistica?
S.F.: Ad oggi non mi sento di dire che ho in atto una carriera artistica, di base campo maggiormente facendo laboratori nelle scuole, che però mi stanno dando modo di continuare a fare ricerca e sperimentare, dandomi anche l’opportunità di iniziare a mostrare parallelamente i miei lavori.
B: Descrivi la tua arte con un aggettivo?
S.F: Petalosa.
B: Che sensazioni provi quando crei?
S.F.: Sinceramente dipende da cosa crei, sono tante le cose che puoi creare. Credo che il bello dell’arte sia proprio che tu possa utilizzarla per sentire o provare un po’ cosa vuoi. Sono differenti i lavori che produco, ma diciamo che quando sono abbastanza immerso in quello che faccio è come se riuscissi a estraniarmi un po’ da tutto quello che mi circonda.
B: Che messaggio vuoi trasmettere all’interlocutore attraverso le tue opere di carta?
S.F.: Sono tanti i messaggi che vorrei trasmettere attraverso il mio lavoro. Sicuramente c’è il concetto della sensibilità ambientale e il pensiero che tutto parte dall’immaginazione e non c’è nulla che non si possa fare, questo è un po’ quello che cerco di trasmettere durante i progetti nelle scuole e nei vari laboratori.
B: Che genere di pubblico è attratto dalla tua arte?
S.F.: Io questo non lo so, spero di arrivare ad un pubblico più eterogeneo e ampio possibile, per far sì che il mio lavoro sia compreso ed apprezzato un po’ da tutti.
B: Cosa pensi degli NFT?
S.F.: Penso che vorrei capirci qualcosa, ma mi interessa, mi sto informando e magari qualcosa in futuro vorrei fare.
B: Quando ti sei sentito un artista a tutti gli effetti?
S.F.: Ad essere sincero non mi sento un artista a tutti gli effetti ancora. Fare l’Artista oggi credo che significhi realisticamente che tu possa vivere facendo arte, vorrei poter arrivare a questo chiaramente, ma per ora diciamo che il lavoro dei “Portatori di Luce” mi sta dando modo di farmi conoscere, valorizzando il mio lavoro e altri progetti che ho sempre avuto nel cassetto e spero di poter mostrare un giorno.
B: Quanto conta la competitività per te nel panorama artistico?
S.F.: La competitività se sana è tutto. Ma ricordandosi che fare arte è un privilegio e un gioco allo stesso tempo. Mi ritengo molto competitivo, ma solamente per continuare a migliorare, se subentra la frustrazione o l’invidia sei finito. Ogni artista ha un proprio viaggio e una propria visione che non va mai persa. Poi se si parla di competizione bisogna provare a competere con i più “grandi”, lì si vede il distacco e lì subentra la voglia di mettersi in gioco veramente, competere con il proprio “compagno di banco” non serve a nulla.
B: Progetti futuri?
S.F.: Progetti futuri ce ne sono un paio che spero di veder realizzati, sono abbastanza scaramantico o meglio, preferisco fare una cosa e poi dire di averla fatta. Ma spero in un futuro di poter rendere i miei lavori sempre più coinvolgenti e interattivi, e fare qualcosa che davvero parli alle persone.