Il “provocatore” Vittorio Sgarbi quanto può ancora durare in una compagine di governo votata al perenne compromesso? Paradossalmente il motivo dello scontro interno destinato a deflagrare non è rappresentato da differenti visioni su una politica culturale “alta” e strategica, bensì alle divergenze di opinioni sul futuro dello stadio di calcio milanese. Che fare di San Siro?
Le squadre locali sarebbero favorevoli alla costruzione di una nuova struttura, esterna alla città. Con la conseguenza, dunque, di abbattere lo stadio di San Siro e completare la grande speculazione edilizia dell’intera area, che ha già portato alla riduzione ai minimi termini dell’ex quartiere fieristico.
Sgarbi, invece, in veste di sottosegretario alla cultura, vorrebbe salvare lo stadio. Benché non abbia più molto in comune con la struttura originaria, a causa degli ammodernamenti per Italia 90.
Differenza di opinioni e di valutazioni. Assolutamente legittima. Però Sgarbi pensa ad un referendum tra i milanesi per decidere il futuro di San Siro. Sottovalutando, evidentemente, il peso del calcio nell’immaginario collettivo del Paese. Si possono tenere tutti gli italiani agli arresti domiciliari di massa per il virus, ma non si può cancellare il campionato di calcio. Si possono limitare i diritti di ogni tipo, ma non i diritti alle trasferte al seguito delle proprie squadre del cuore. Si possono tagliare i fondi per la sanità o per la riduzione del prezzo della benzina, ma si trovano i soldi per spalmare i debiti di squadre di calcio che taroccano i bilanci, si rifiuta una legge che imponga un salario minimo per i lavoratori e si resta indifferenti di fronte a stipendi milionari dei calciatori.
Un’Italia nel pallone. Tra l’altro con risultati internazionali non proprio esaltanti. Ma poco importa. Servono stadi nuovi, con servizi sempre più costosi. Perché anche il calcio, dal vivo, deve essere riservato solo ai più ricchi. Ma anche chi sarà costretto a vedere le partite solo in tv, pagando sempre di più per abbonamenti in cambio di pessime trasmissioni, voterà affinché la propria squadra abbia uno stadio nuovo, con posti a sedere riscaldati d’inverno e con aria condizionata d’estate.
Poi, passando con i nipotini di fronte ai grattacieli che sorgeranno a San Siro, i poveri racconteranno che, in un tempo lontano, anche i poveri andavano in quel luogo a vedere le partite di pallone. Ed i nipoti rideranno per il rimbambimento del nonno.