Lunedì sera, mentre ancore la cattedrale parigina di Notre Dame era avvolta dalle fiamme, il TG1 della RAI ha pensato di sollecitare un intervento da parte di un esperto di storia dell’arte.
Il primo che deve aver risposto alla richiesta è stato Vittorio Sgarbi, che, raggiunto per telefono, ha dato un’interpretazione di quanto stava accadendo certamente non in linea con quanto si aspettava il conduttore.
Sgarbi ha infatti affermato (https://www.youtube.com/watch?v=in_Rlh6SP2A) che l’incendio era sì una cosa grave, ma non poteva essere ritenuto una tragedia, in quanto la cattedrale era stata già ampiamente distrutta ai tempi della Rivoluzione Francese e quasi del tutto ricostruita in epoca successiva, vale a dire nel corso della metà dell’Ottocento.
In altre parole il noto personaggio rimarcava la gravità della possibile perdita di uno dei monumenti più famosi al mondo, ma sottolineava altresì la scarsa importanza dell’edificio dal punto di vista artistico.
Su tutti i quotidiani usciti il giorno successivo, nessuno aveva però il coraggio di riprendere il punto di vista di Sgarbi, ma tutti si prodigavano nel cantare le lodi di quella chiesa in quanto patrimonio dell’UNESCO (ma lo è anche la città di Traù, in Croazia), o perché è uno dei luoghi più visitati al mondo (più o meno come Las Vegas), e qualcuno si è persino ricordato che vi fu incoronato Napoleone Buonaparte, dimenticandosi però dei saccheggi dei giacobini.
Non mi ricordo tuttavia che gli stessi lamenti unanimi, e internazionali, si fossero sollevati quando il 26 settembre del 1997 crollò la parte centrale della basilica superiore di San Francesco ad Assisi. Quella sì, fu una tragedia irreparabile dal punto di vista artistico, in quanto a crollare fu un monumento del tutto originale che provocò lo scempio di uno dei patrimoni pittorici più importanti del Medioevo, vale a dire il ciclo dedicato alla vita del santo dovuto all’opera di Giotto.
Certo si trattava di un evento che interessava una costruzione meno nota a livello internazionale, ma la sua importanza storico-artistica non era paragonabile con i restauri posticci di poco più di un secolo fa operati sulla cattedrale parigina.
Ma si sa: milioni di turisti distratti avranno comprato e conservato una di quelle guide di Parigi che riportano in copertina proprio Notre Dame. Mediocri monografie che si possono persino acquistare nei negozi di souvenir di alcune città d’arte italiane. Libretti senza nessuna importanza, fatti apposta per turisti distratti che dovranno dimostrare, al loro ritorno in Cina o negli USA, di aver visto “l’Europa” nel corso di un tour organizzato che li ha portati da Londra a Roma in “cinque giorni cinque”. Pertanto avranno in mente la facciata dei Notre Dame, ma forse di Assisi avranno una conoscenza di sicuro meno solida.
Niente che abbia a che fare con la cultura vera e consapevole, dunque.
Resta però impagabile l’espressione del povero Francesco Giorgino che, nell’ascoltare esterrefatto le affermazioni di Sgarbi, si è affrettato a togliergli la parola visto che il grande critico d’arte non ne voleva sapere di accodarsi, in via preventiva, al successivo piagnisteo generale.