È il Solstizio. Il Solstizio astronomico, fissato con precisione matematica al 21 Dicembre alle ore 10,03…ma questa è solo una data. Il vero Solstizio, quello che gli uomini celabrano sin da antichità remote, non ha orari così precisi. Non si regola sui computer e sulle osservazioni di telescopi astronomici. È, piuttosto, una percezione. La notte più lunga, non calcolata al millesimo, ma avvertita, nel progressivo addensarsi delle tenebre. Dalle quali, però, comincia a risorgere la luce. Come il seme che genera il virgulto, che, nel tempo, diverrà quercia.
Il Carro del Sole comincia la sua corsa ascendente. In direzione del Polo Nord. Quello che nell’antica India veniva chiamato il Deva Yana. Il Sentiero degli Dei. I Luminosi.
A Roma si celebravano gli ultimi giorni dei Saturnalia. Poi si attendeva il 25, per salutare Sol Invictus. Perché il 25 si comincia a percepire, sensibilmente, l’allungarsi del giorno. E il graduale ritirarsi della Notte.
Nel mondo nordico, tra gli antichi che parlavano la lingua norrena, è Jöl. I sassoni, gli anglo e gli juti che, seguendo la rotta di Hengist, conquistarono la Britannia, lo chiamarono Yule. Il saluto, il nome che ancor oggi risuona intorno a Natale in quella che è divenuta Inghilterra…

Potrei continuare. Rievocare i druidi che raccoglievano, col loro falcetto dorato, rami di vischio, nelle foreste di lecci e querceti… Dei fuochi che venivano accesi sui monti della Rezia…. E continuare ancora…
Ma ciò che davvero conta è che, con la Notte del Solstizio, ha termine il percorso discendente del Sole. E i fantasmi, che hanno popolato sempre più le tenebre degli ultimi mesi, cominciano a ritrarsi. A tornare verso le loro, oscure, dimore sotterranee. Perché la corsa del Carro si inverte. Non più la, tortuosa, discesa lungo il Sentiero degli Antenati, ma l’ascesa, che diventerà di giorno in giorno più irrefrenabile, lungo la via dei Luminosi.
I giorni diverranno più lunghi, le notti sempre più brevi. E le Aurore torneranno ad avere, come canta Omero, “dita di rosa”…
Nel mondo iranico, che si estende dall’odierno Iran al Caucaso e all’Asia Centrale, è Shab el-Yalda. La Notte di Yalda. Si accendono fuochi, si addobba la casa con tappeti multicolori e fiori. Si banchetta. E sulla tavola deve essere un trionfo di frutta.
Uso che è sopravvissuto all`Islam, giunto con il cavallo e la spada dai deserti dell’Arabia. E che, anzi, si è armonizzato con la nuova fede grazie al magistero di maestri sufi e mistici, come Rumi, Hafiz, Sohravardi…

È la Festa del Sole, dell’antico Dio di Zarathustra. E quindi festa antichissima, perché, al di là delle moderne analisi, e ipotesi, storiche, personalmente continuo a preferire ciò che scrisse Aristotele. Che il profeta persiano si rivelò tremila anni prima di Platone.
La Notte di Yalda. La Notte in cui Ahura Mazda affronta e sconfigge Angra Manju. E lo respinge nelle sue dimore oscure.
Zarathustra è il profeta della Luce. Di Ahura Mazda. Il Sole, inteso anche, anzi soprattutto, come luce spirituale.
Angra Manju, l’Oscuro, non ha profeti. Ma solo… medium. Vuoti involucri dalla parvenza umana. Ma privi di anima. Sorta di Zombie, per usare il linguaggio dei ragazzi come mio figlio. Portano una visione solo materiale del mondo. Priva di vita. Ed usano la paura, la paura della morte, per schiacciare gli uomini.
Sono, però, solo cupi fantasmi. Privi di sostanza. Come le paure che infondono nei cuori.
Verrà, come dice Zarathustra, il Shaoshyant. Il Salvatore. Che nascerà in una Grotta, da Madre Vergine. E una congiunzione di stelle lo annuncerà.
Levo gli occhi al cielo della sera. Una falce di Luna. E, prossimi, Giove e Saturno in congiunzione. Formano un’unica Stella. Solitaria e splendente. Un fenomeno che, secondo gli astronomi, non si verificava da ottocento anni… Dai tempi di Federico II di Svevia. Lo Stupor Mundi. L’ultimo grande imperatore… Chissà…
Jöl, o se preferite buona Yalda a tutti.