“La speranza divampa”: è il titolo di un progetto del think tank Il Nodo di Gordio sullo sviluppo della montagna. Ma sta diventando anche la parola d’ordine delle prime rivolte contro la criminale politica economica dei banchieri posti alla guida dei popoli. E se i maggiordomi europei di Biden temono per eventuali proteste autunnali contro il carovita nel Vecchio Continente, a causa delle ottuse sanzioni imposte da Washington e adottate da Bruxelles, in Ecuador l’autunno caldo è già iniziato contro la politica economica di Guillermo Lasso, il banchiere amico degli Usa che è stato eletto alla presidenza.
Ce n’est qu’un début..
Ennesima brutta notizia per Biden e Kamala Harris, dopo che anche la Colombia, il tradizionale alleato di Washington nell’area, ha votato per la prima volta a sinistra. Ma i chierici italiani della disinformazione di regime continuano a far finta di niente. A loro non interessano i rivoltosi uccisi a Quito, come non interessa l’inarrestabile strage di lavoratori morti quotidianamente in Italia. Meglio occuparsi della carenza di crocchette per i gatti di Odessa.
Ma, soprattutto, meglio evitare di approfondire il rischio di totale disastro economico provocato dalle sanzioni e dal parallelo miglioramento delle economie che si stanno raggruppando intorno ai Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). La geniale strategia di riduzione dell’importazione di gas e petrolio dalla Russia, una strategia sostenuta dall’accoppiata Biden-Draghi, ha fatto salire alle stelle il prezzo dell’energia, riducendo drasticamente la concorrenzialità dei prodotti europei ed italiani. Già, perché Mosca ha ovviato al problema aumentando le forniture a Cina, India ed ai Paesi amici che non hanno applicato le sanzioni (più di metà della popolazione mondiale). Forniture a prezzi scontati che, di conseguenza, hanno aumentato la competitività di ognuna di queste economie.
È vero che, per il momento, i mercati di Europa e Stati Uniti restano lo sbocco principale anche per le merci di Cina ed India e, dunque, Pechino e Nuova Delhi evitano rotture drastiche con Washington e Bruxelles. Però sono perfettamente consapevoli che la continua crescita dell’Asia cambierà radicalmente gli equilibri mondiali. E che le alleanze – o anche solo la comunanza di interessi – con Africa ed America Latina isoleranno sempre più un Occidente arroccato nella sua arroganza. Le sanzioni decise a Washington ed applicate ad un numero crescente di Paesi (dall’Iran al Venezuela, da Cuba alla Russia, sino alla stessa Cina) hanno reso tutti consapevoli che degli atlantisti non ci si può fidare. Che usano l’economia come arma e protestano quando gli altri replicano sul medesimo piano.
Con una differenza sostanziale tra i due schieramenti. I discendenti dei “Non allineati” si sono ora allineati in una contrapposizione con gli atlantisti e, soprattutto, hanno la capacità di guardare al futuro, di pensare a strategie sul lungo periodo. Perché è vero che sul lungo periodo saremo tutti morti, ma ci saranno ancora figli e nipoti.
Gli atlantisti, al contrario, pensano esclusivamente all’oggi. Tutt’al più alle elezioni più vicine. Piccole tattiche, mai una strategia. Si decide sulla base di sondaggi non si sa quanto affidabili. Si ignorano milioni e milioni di persone e ci si stupisce se gli italiani e gli europei non votano più. Tutti atlantisti perché i padroni dei media di regime hanno stabilito che bisogna allinearsi ai voleri dei burattinai di Biden. E se la scelta è tra l’atlantista Giggino, l’atlantista Letta, l’atlantista Meloni, tanto vale restare a casa ed assistere alla piccola farsa ignobile della politica italiana.