Sono trascorsi poco più di 3 anni dalla manifestazione Sì Tav promossa da Mino Giachino e poi sostenuta dalle madamine. Un profluvio di parole sulla ineluttabilità di un’opera strategica che avrebbe collocato Torino al centro di una macroarea ricca di aziende e di idee. Che meraviglia! E tutto grazie ad un tunnel, come se le idee si sviluppassero dai binari e non nelle teste. Proprio quelle teste che, a Torino, non perdono occasione di millantare inesistenti progetti comuni con Milano e non si accorgono che le due città sono ogni giorno più lontane.
La ferrovia come metropolitana tra i due capoluoghi? La possibilità di andare a cena in una delle due città per poi tornare a casa nell’altra? Chi lo sostiene o è un bugiardo o è stupido. Tertium non datur. Perché sarebbe sufficiente scorrere gli orari ferroviari per accorgersi che Torino e Milano si sono allontanate nel corso degli anni. L’ultimo treno per Torino parte da Milano alle 22,15. Sono stati eliminati i due collegamenti successivi che, in passato, permettevano davvero di andare a teatro e poi rientrare.
Meglio non citare neppure gli scarsi collegamenti con l’alta velocità. Scarsi e costosi. Ancor peggio nel caso in cui si dovesse proseguire verso Venezia o, addirittura, Trieste. Torino non è più collegata direttamente. Chissà se l’assessore regionale piemontese ai Trasporti se n’è accorto. Forse no, visto il suo fastidioso silenzio. O forse non si è accorto di essere l’assessore incaricato di occuparsene. D’altronde le nomine si fanno per appartenenza partitica, mica per competenza.
Così potrà andare in giro a sostenere l’importanza della Torino-Lione, copierà le slides di Giachino sul valore della macroarea comprendente Lombardia, Liguria, Piemonte e Rhône-Alpes, insisterà sulla collaborazione tra Torino e Milano, concorderà con i gretini sulla mobilità sostenibile. E poi raggiungerà Milano con l’immancabile auto blu.