Primo giorno dopo il rientro dalle vacanze e trasporto pubblico già impossibilitato a garantire le distanze a bordo di autobus e tram. E mancano ancora gli studenti. Una situazione assolutamente prevedibile, perché tutti (tranne il governo degli Incapaci) sanno che i mezzi pubblici sono insufficienti per assicurare un servizio decente, figurarsi un servizio con i distanziamenti imposti dalle direttive governative. Ma è la logica dello scaricabarile, presentata come responsabilizzazione dei sudditi.
I presidi vogliono che le famiglie si assumano la responsabilità di dichiarare che i pargoli sono sani (e già su questo ci sarebbe da ridire, considerando che non tutti hanno un medico in famiglia) e che non hanno incontrato persone infette. Una totale idiozia, perfetta per spiegare il disastro della scuola italiana. Come fanno le famiglie a sapere se l’amico dei figli ha il Covid ma è asintomatico, se l’inquilino del quinto piano che ha condiviso l’ascensore è sano o malato?
Ma non va meglio sui mezzi pubblici. Il conducente, già impegnato ad evitare incidenti mentre guida nel traffico, dovrebbe valutare con un colpo d’occhio se i passeggeri indossano correttamente la mascherina e se mantengono la distanza di sicurezza. Se in fondo al tram due ragazzi si baciano, se due signore chiacchierano a 90 cm invece che a 100. Pura demenza. E poi, nelle ore di punta, che si fa? Si saltano le fermate per non caricare chi deve salire ed è in sovrannumero? Già, ma se qualcuno deve scendere lo si obbliga a restare a bordo per non far salire chi è a terra? E chi ha l’abbonamento viene rimborsato? Chi ha già timbrato sul bus precedente riceve un nuovo biglietto? È evidente che i sedicenti esperti non hanno mai utilizzato il trasporto pubblico.
Ma, certo, ci sono le alternative. I monopattini, ad esempio. Quelli pubblici costano un’esagerazione per ogni spostamento. Quelli acquistati con il bonus sono ancora in attesa del contributo promesso. E lo stesso vale per le biciclette. Si sono disegnate bizzarre piste ciclabili ma non si è fatto nulla per contrastare i furti delle due ruote. Ecco, forse la soluzione del trasporto potrebbe essere quella: dal momento che le amministrazioni politicamente corrette hanno sempre difeso i “poveri ladri”, a maggior ragione se ospiti non invitati; che le forze dell’ordine non si impegnano particolarmente nel recuperare la refurtiva; che la magistratura evita accuratamente di punire i ladri; per favorire l’utilizzo delle biciclette sarebbe sufficiente che tutti costoro, di tasca propria e non con i soldi pubblici, ripagassero al derubato il costo della bicicletta. Forse, a quel punto, diventerebbero tutti meno comprensivi.