È successo l’inaspettato: “ha vinto la band che ha portato il rock a vincere un’edizione unica, in tutti i sensi” queste sono state le parole di Amadeus alla luce della vittoria dei Maneskin. Non ha vinto il tipico brano che ci si aspetta da Sanremo. Questo Festival, però, è stato diverso da quelli precedenti. Abbiamo assistito a uno show in un teatro, senza pubblico e ciò non era mai accaduto in 71 anni. Uno degli ospiti di stasera (mi riferisco al presidente della TIM Salvatore Rossi) si è presentato sotto forma di ologramma, manco fossimo nella Repubblica di Guerre Stellari. Si è deciso di dare i fiori, al termine delle esibizioni, sia ai cantanti uomini, sia alle cantanti donne. Una kermesse unica dove ha vinto la novità, il progresso, la voglia di svecchiare l’attuale società, incominciando da una canzone. D’altronde, come ha sostenuto lo stesso Achille Lauro “la musica ha fatto la storia”: avrà ragione? Solo i posteri lo sapranno. Essendo l’ultima serata, siamo giunti anche all’ultimo quadro di Achille Lauro. Abbiamo assistito a un’esibizione stranamente essenziale, priva dell’opulenza che caratterizzava le precedenti scenografie. Al termine del quadro, si fa riferimento ai c.d. haters che hanno criticato, criticano e criticheranno l’operato di chi si distingue dagli altri e all’imparare, di quest’ultimi, a “farsi scivolare” le terribili parole che i leoni da tastiera spesso proferiscono, badate bene, virtualmente. Cosa succederebbe se dovessero affrontare la realtà di persona?
Un aspetto che ha reso più “italiano” questo festival è stato l’utilizzo dei dialetti. Una parte della nostra tradizione che spesso dimentichiamo in questa globalizzazione.
Vi sono stati parecchi ospiti in quest’ultima serata. Ornella Vanoni, un’icona della musica italiana, con il suo modo di fare pungente e materno allo stesso tempo. Giovanna Botteri, la giornalista che ha vissuto in prima linea l’inizio della pandemia in Cina. Ultimo, ma non meno importante, Dardust: il paroliere e musicista che ha scritto e composto buona parte delle canzoni in gara di tale kermesse, il quale ha avuto la possibilità di esprimere la sua bravura, lui stesso, sul palco dell’Ariston.
Concludo dicendo che sorge spontaneo pensare, e perchè no, sperare che il Festival dell’anno prossimo tornerà a svolgersi in una condizione di “normalità” non solo per noi spettatori, ma anche per coloro che ci permettono di vedere tale spettacolo.