La pipa ha una sua, ricca, letteratura. È un oggetto da fumo, ma è anche uno stile. Una filosofia. Il nostro Bartolo Collo lo ha, più volte, spiegato in modo mirabile.
Ed anche il sigaro ha risvolti colti, e letterari, di non poco conto. Dal Peppone di Guareschi, con il suo mezzo toscano, al sigaro del Conte di Cavour. Che lo fumava senza posa, mentre tesseva la trama di quella che sarebbe diventata l’unità d’Italia…
Ma la sigaretta? La sigaretta è oggetto di consumo veloce. Spesso nevrotico. O meglio, utilizzata per decantare la tensione nervosa. Ed è dipendenza. Una sorta di droga legale, con ben pochi riflessi (forse nessuno) sulla lucidità mentale. Sulla coscienza. Anzi, il fumatore abituale sa che la sigaretta…sveglia. Rende più vigili. Aiuta una sorta di maggiore concentrazione….
Però dà dipendenza. E quanto ad altri danni…
Insomma, la sigaretta è, sicuramente, cosa più banale della pipa. E meno suggestiva anche del sigaro.
Tuttavia ha anch’essa una sua, diciamo così, letteratura. Il suo fumo, vagamente azzurrato, evoca fantasmi letterari.
Il più famoso è, certo, quello di Italo Svevo. O meglio del suo Zeno Cosini. Il capitolo della Coscienza dedicato al fumo, il mito dell’ultima sigaretta (che è sempre l’ultima) resta un esempio insuperabile. Per altro, si narra che lo stesso Svevo, o meglio il Sig. Ettore Schmitz, in punto di morte abbia chiesto al genero “l’ultima sigaretta”.
Strano. A me capitò esattamente lo stesso con mio nonno Giovanni. Fumatore incallito, roba da cento sigarette al giorno. Non potei esaudire il suo desiderio. I protocolli dei moderni ospedali sono estremamente severi in proposito. Ed è un ricordo che mi pesa. E che mi brucia. Stava morendo…che danno poteva fargli l’ultima sigaretta?
La sigaretta, per altro, ha una, sottile, carica erotica. Che non è, ad esempio, nella pipa. Vi potete immaginare Marlene Dietrich che fuma, con aria sensuale, una pipa? Non è proprio cosa…
O, in Casablanca, Bogart con un mezzo toscano in bocca? La Bergman si sarebbe ritratta con disgusto. Altro che bacio appassionato..
Le Donne degli anni ruggenti, la breve follia tra le due guerre, vengono sempre immortalate, e raffigurate, con sigarette che fumano con l’ausilio di lunghi bocchini di grafite.. Con aria annoiata. Come già, prima di loro, i dandy descritti da Oscar Wilde e Barbey D’Aurevilly.
Donne che ritroviamo nelle pagine dei romanzi di Guido da Verona, il D’Annunzio della piccola borghesia di provincia. E, soprattutto, in quelle di Pittigrilli.
Per altro D’Annunzio era un fumatore di sigarette. Misurato. Senza mai abusarne. Come per l’alcool. Perché, ad onta della sua fama, il poeta era un salutista…
Fumava poco. Sigarette turche, aromatiche. Che, all’epoca, erano le più apprezzate. E pregiate.
Le sigarette popolari erano altra cosa. Rozze. Tabacco nero. Forte. Grosse e corte. Naturalmente non vi erano i filtri.
Ho fatto in tempo ad assaggiare le vecchie nazionali. E, soprattutto, le, ormai leggendarie, Alfa. Che fumava mio nonno.
Mentre ho solo sentito parlare della Moresca. Che veniva data come resto a chi comprava tre nazionali, mi raccontava mio padre. Perché, allora, le sigarette venivano vendute sfuse. Non i pacchetti.
E penso che, a questo punto, molti andranno col pensiero alla scena della Tabaccheria (e della Tabaccaia!) nell’Armacord di Fellini…
Le “bionde” americane sono arrivate solo molto dopo. Con la fine della guerra. E l’occupazione… pardòn, la “liberazione” da parte delle truppe statunitensi. Le, leggendarie Luky Strike, le Camel… E via discorrendo.
Io, però, da ragazzo, preferivo le francesi. Gauloises, Gitanes, le durissime Celtique. Predilezione per tabacchi neri e forti, che mi ha seguite anche con la pipa. Dove il mio tabacco prediletto resta il Grì Caporal.
E ricordo l’emozione quando, per la prima volta, mi fumai una papier mais. La Gauloises in carta gialla di mais. Dicevano che fosse la sigaretta della Legione Straniera. E mentre l’aspiravo lentamente avevo quasi la sensazione di trovarmi sui bastioni di un fortino. Al confini della Catena del Rif….
Appoggio la pipa, una vecchia Charatan serie Autentic, nel posacenere. Accanto, sul tavolino, il pacchetto di sigarette..
Beh…quasi quasi me ne fumo ancora una. L’ultima sigaretta… forse.