Numerantur enim sententiae, non ponderantur.. Poi, però, era arrivato Cuccia a ribaltare la saggezza latina ed a spiegare che i voti si pesano e non si contano. Ovviamente il sultano di Arcore è perfettamente in linea con il banchiere e non Gaio Plinio Cecilio Secondo. E così, partendo dalle basse percentuali di Forza Italia, pretende che sia il suo partito a guidare un eventuale governo di centrodestra. Un governo che non c’è e non ci sarà neppure nei prossimi mesi. Perché il Mattarella sub partibus non gradirebbe.
Una pretesa comprensibile umanamente, da parte di un anziano che non vuole rassegnarsi ad uscire di scena benché la sua creatura sia ormai in via di estinzione. Ma una pretesa assurda sotto l’aspetto politico. La somma di Lega e Fdi è valutata ad oltre il 40% ed è vero che, senza la pattuglia berlusconiana il centrodestra non vince. Però è ancor più vero che, senza gli altri due alleati, Forza Italia rischia persino di non superare l’eventuale soglia di sbarramento.
O forse no? Forse il sultano di Arcore ha ragione nel sostenere che sarà un centrodestra a guida liberale per la semplice ragione che i due alleati hanno ormai dimenticato le posizioni di tipo sociale e si sono allineati al pensiero berlusconiano, dimenticando di avvertire i propri elettori. La Lega segue la rotta indicata da Giorgetti e che porta verso Merkel. La sorella della Garbatella ha invece preferito circondarsi di qualche yes man a Roma e di centristi riciclati nel resto d’Italia.

I risultati di questa strategia non sono proprio incoraggianti, visto il disastro di Fitto in Puglia. Ma si va avanti così. Ed a Roma Fdi accetta con gioia la candidatura di Bertolaso in quota Fi pur di poter esprimere il city manager, ovvero la figura che gestirà i soldi. Mentre la Lega fingerà felicità nel poter scegliere il candidato perdente di Milano.
Con queste premesse diventa difficile pensare di governare il Paese; sognare di indicare il prossimo presidente della repubblica; conquistare le principali città italiane; lasciare un segno nel governo delle Regioni guidate dal centrodestra al di là della scelta dei tombini.

Ed allora si può tranquillamente far giocare il sultano di Arcore che crede ancora di essere indispensabile, di poter dettare l’agenda della politica italiana, di poter indicare la rotta. E mentre gioca, gli alleati lo osservano con compatimento. Mentre gli avversari governano. Male, ma governano.