4 Settembre. Il post di un’Amica mi ricorda che è l’anniversario della morte di George Simenon. Per carità, una data non memorabile. Non fosse che è anche quella in cui Odoacre depose Romolo Augustolo, confinandolo in campagna ad allevare le galline… O per lo meno così ci racconta Dürremat in “Romolo il Grande “. E a me, la sua interpretazione ha sempre convinto più di tante, dotte disamine storiche… Fu la fine dell’Impero d’Occidente. Anche se lì per lì non se ne accorse nessuno.
E poi, sempre il 4 di Settembre, sulle rive dell’Arbia, di fronte a Siena, cominciava la battaglia di Montaperti… e Manente, detto Farinata, degli Uberti, si preparava a saldare il conto con i Guelfi di Toscana. Il giorno dopo, nonostante la sproporzione di forze – 40.000 guelfi contro solo 18.000 ghibellini – avrebbe visto “lo strazio e il grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso…”, come dice Dante. E Guittone d’Arezzo avrebbe levato il suo pianto. Ahi lasso, or è stagion de doler tanto…
Coincidenze di date al di là dei secoli. Come se i giorni avessero una sorta di vita propria, indipendente dagli anni. E fossero un archivio di memorie, che non si dipanano, però, in modo regolare, su un piano logico e conseguenziale. Piuttosto emergono tutte insieme. Una eruzione di un vulcano a lungo silente. Che ci travolge con il suo flusso di magma. Memorie storiche, collettive. Ataviche. E personali. Di cui non parlo, ma che urgono, e bruciano, ben più di altre. E restano vive, dietro il silenzio.
Simenon. Uno scrittore che ho molto amato. Scoperto, ad onor del vero, attraverso la televisione. Che, un tempo, faceva cose buone. Non serviva solo a diffondere menzogna, paura, corruzione. La straordinaria serie con il grande Gino Cervi nella parte del Commissario Maegret. Una incarnazione perfetta del personaggio, come ebbe a dire lo stesso Simenon. Tanta l’arte e la naturalezza di Cervi – memorabili le scene in cui fumava la pipa, mangiava di gusto e tracannava Pernod – da far dimenticare che quella era una Parigi di cartapesta, scene per lo più in interni,e girate nella periferia milanese, se non erro ..
Simenon è personaggio controverso. Come scrittore, cui la critica, con la solita puzza sotto al naso, stenta ancor oggi a riconoscere un autentico valore letterario. Perché ha scritto troppo. Di tutto e di tutti i generi. Specialmente quelli popolari. E perché il suo stile è asciutto. Privo di indulgenze intellettuali, di orpelli retorici. Di compiacimento estetico. Va dritto al sodo. Ma ha una potenza espressiva rara. Leggete, per restare solo al celebre Commissario, “Il porto delle nebbie”. E vedrete come sia capace di farvi vivere le scene, gli ambienti. Le atmosfere soprattutto. Perché Simenon era uno scrittore di atmosfere. Capace di indagare, con pochi tratti, gli abissi dell’animo umano. Maigret è l’incarnazione di questo. Non è un genio come Sherlock Holmes, Poirot, Nero Wolf…fuma la pipa, si aggira con passo pesante per una perenne stanchezza. Osserva. Annusa l’aria. Fa poche domande. E… capisce la natura umana.
Tutti i romanzi di Simenon sono così. Polizieschi e non. Come dicevo, la critica non lo ha mai amato. Ha dovuto accettarlo obtorto collo. Anche perché è lo scrittore di lingua francese più tradotto nel mondo, se non erro dopo Flaubert e Balzac. Altri due bulimici della penna.
Lui, però, era belga. E in Francia si raccontavano sui belgi le stesse barzellette che da noi, un tempo, avevano come protagonisti i Carabinieri.
Belga, e quindi marginale. Popolare e quindi estraneo all’intellighenzia alla moda. Sospetto di simpatie fasciste, schivò per un pelo un processo per collaborazionismo, ma dovette, comunque, per un periodo emigrare negli States. Mentre suo fratello, che aveva militato nelle SS della divisione Wallonie, quella comandata da Leon Degrelle, per sfuggire alla condanna a morte si arruolò nella Legione Straniera. E andò a morire in Indocina.
Controverso anche come uomo Simenon. Donnaiolo impenitente, accusato persino di sadismo da una ex moglie. Una vita dissipata, che ha saputo narrare come un romanzo in molti libri di memorie…
Simpatico mi è sempre stato. E i suoi romanzi, specie quelli di Maigret, mi hanno spesso fatto compagnia, soprattutto nei momenti difficili. È spesso plumbeo. Cupo. Però ti sa dare come pochi l’immagine della vita. Del suo senso, e della sua insensatezza.
Questa data, questo post, me lo ha ricordato. E devo dire che mi ha fatto bene. Jules Maigret, le vie di Parigi in una notte di pioggia, le nebbie dei canali. Un’umanità profonda e dolente. La vecchia stufa di ghisa nell’ufficio al Quai des Orfèvres. La cucina della Signora Maigret con i suoi buoni odori…. Hanno portato la mia mente altrove. Perché il 4 Settembre, molti anni fa, morì mio padre. Ed è sempre un ricordo difficile.