Di recente il dibattito sul linguaggio di genere si è fatto sempre più presente. Soprattutto da quando determinate cariche hanno iniziato ad essere ricoperte da donne. In questo articolo prendiamo spunto dalle vittorie di Appendino e Raggi, che hanno aperto il dibattito linguistico. In questo caso specifico, si dice sindaco o sindaca?
La posizione dell’Accademia Della Crusca
Il presidente dell’Accademia Della Crusca, Claudio Mazzarini, è intervenuto sulle pagine di “Famiglia Cristiana” ricordando che questo tipo di dibattito non è una novità, ma risale al 1986 quando furono pubblicate le “raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana”, al tempo del governo Craxi.
L’intervento su “Famiglia Cristiana” evidenzia l’apertura dell’Accademia riguardo all’uso del genere femminile per indicare alcune cariche espresse da sempre al maschile. Nell’articolo si afferma che bisogna avere tolleranza nei confronti di molte oscillazioni nell’uso della lingua italiana.
Come afferma Mazzarini, la lingua è una democrazia, in cui è la maggioranza che governa. Il compito dei grammatici è quello di fare andare d’accordo queste innovazioni con la tradizione.
Successivamente cerca di fare una distinzione tra i nomi riferiti alla persona e alla carica. Ci sono cariche che anche se ricoperte da una donna richiedono obbligatoriamente l’uso del maschile, come per esempio nel caso di Presidente della Repubblica.
Questo perché il maschile in italiano è definito dai linguisti un genere “non marcato” e quindi è più adatto ad esprimere qualcosa che non è né maschile né femminile.
È meglio usare sindaco o sindaca per rivolgerci ad una donna?
Come sottolineato dall’Accademia Della Crusca, l’utilizzo di un termine dipende da quante persone lo utilizzano realmente. Condannare l’utilizzo del termine sindaco per una donna o quello di sindaca deriva da una radicalizzazione ideologica.
I termini femminili come sindaca o ministra possono piacere o non piacere, i giudizi espressi in merito sono tendenzialmente per giustificare una determinata scelta, ma sono soggettivi e scientificalmente nulli.
In momento storico come questo, in cui sempre più donne iniziano a ricoprire cariche pubbliche, la differenza di utilizzo di questi due termini risiede quasi unicamente nella preferenza personale di tale rappresentante.